Ed eccoli, i signori della guerra, ad inventarsi la “Giornata dell’alpino”: 26 gennaio, anniversario della battaglia di Nikolajewka.
Omettono di ricordare che si trattava di un corpo di spedizione fascista, composto da poveracci che il regime travestiva da volontari.
Oggi, nel loro delirio militarista, invadono le scuole ed i luoghi di cultura per celebrare la battaglia più importante di una guerra di aggressione, giustamente persa. E non serve ricordare le indubbie benemerenze degli alpini nel campo della protezione civile: innanzitutto perché non è necessario aver portato le stellette per impegnarsi in operazioni di soccorso; ma soprattutto perché una nazione civile dovrebbe disporre di personale sufficiente per fare fronte alle emergenze senza bisogno di farsi sostituire da organizzazioni di volontariato.
Il nemico non è, no non è
oltre la tua frontiera;
il nemico non è, no non è
oltre la tua trincea;
il nemico è qui tra noi,
mangia come noi, parla come noi,
dorme come noi, pensa come noi
ma è diverso da noi.
Il nemico è chi sfrutta il lavoro
e la vita del suo fratello;
il nemico è chi ruba il pane
il pane e la fatica del suo compagno;
il nemico è colui che vuole il monumento
per le vittime da lui volute
e ruba il pane per fare altri cannoni
e non fa le scuole e non fa gli ospedali
per pagare i generali, quei generali
quei generali per un’altra guerra...
(Enzo Jannacci, da una poesia di Brecht)