Cultura29 gennaio 2023 07:09

A Pozzo Garitta la mostra antologica di Aldo Meineri

L'artista sarà ospite del Circolo degli Artisti da sabato 4 a domenica 19 febbraio

A Pozzo Garitta la mostra antologica di Aldo Meineri

“Per anni e più volte guardando i quadri e ripensando l'immagine dinamica e la figura sensibile descritte da Susanne K. Langer nonché l'oggettivazione della vita soggettiva, visto l'esistenzialismo di Mertau-Ponty, Camus e Marcel - mi sono detto che, probabilmente, l'artista è colui la cui mente e il cui animo penetrano il dentro delle cose.

Adesso, occupandomi della pittura di Aldo Meineri, che definirei nomade o di erranza, confermo, intanto, ciò che alcuni psicologi della visione hanno intuito acutamente, ovvero che ogni dipinto è un deposito di memorie messo in evidenza con immagini di segni e dì colorì affiorate alla coscienza e rese concrete dallo sguardo dell'occhio interiore.

Ora, io credo che l'espressione del sentimento in un'opera d'arte produca forme autonomamente significanti e che il quadro sia il luogo di una apparizione netta dello spirito, meglio, della sua qualità.

Pertanto - pur con le dovute cautele e distinzioni prodotte dal tempo – presenterò le opere di Meineri annotando, con pieno appagamento nel farlo l'intensità di un'opera che nasce, certo, da una straordinaria consapevolezza culturale ma, evidentemente, anche, da una "storia" del tutto personale, "raccontata", secondo le necessità icastiche in maniera episodica e frammentaria.

Non a caso un suo lavoro degli inizi, appare avvolto dalle romantiche ragioni e dai toni esoterici dei maggiori Simbolisti (da Moreau a Redon) che trasfigurano - in modo fantastico e inglobando luci ed elementi pittorici eterogenei - gli echi lunghi dello spiritualismo.

Nel contempo, se per un verso la sua pittura sembra attingere, in conformità con i Simbolisti, alle dimensioni profonde e misteriose dell'esistenza, è pur vera, per essa, l'influenza del segno e del tono proposta da alcuni Maestri storicamente più vicini: alcuni novecentisti del dopoguerra, per esempio il caldo e tenero cromatismo di Afro e di Santomaso quando auspicavano, con gli altri sodali del Gruppo degli Otto, a verità artistica indipendente dai fatti e dalle cose concrete.

Da loro Meineri ha ricavato, probabilmente, il mutevole valore vitale dell'arte nella fusione di generi e stili differenti, il dettato armoniosamente proporzionato delle forme e dei colori.

Forse il suo esserci esistenziale stabilisce, con le cose e con i sentimenti, un rapporto di annotazioni psichiche ponendo nello spazio del supporto - tela, carta o legno che sia - le registrazioni visive, interiormente significanti, raccontate: segni segreti e simbiotiche immagini di parole, sospesi resti culturali, un deposito di archetipi grafici alla Twombly o alla Novelli.

In un apparente "informale" analogico compare infatti il "naturale", un naturale avanzato su zone di sensibilità sempre ulteriori verso i segni, le parole, frammenti di un linguaggio espressivo che crea un mondo, un universo di memorie aggallanti nella materia pittorica e intuite nella diversità dei modi simbolici.

Il risultato non può non essere che quello suscitato dalle interrelazioni fra l'effusione dei fatti o dei sentimenti, astratti dalla realtà, e l'inquadratura dell'immagine.

Guardando i quadri di Aldo Meineri penso all'artista in rapporto all'ignoto sottolineato da Will Baumeister alla ricerca dell'autentico valore dell'arte e delle sue esigenze "non figurative".

Il passaggio alla Action  Painting, che Harold Rosenberg  disse della stessa sostanza metafisica dell'esistenza dell'artista, può darsi che avvenga, dunque, in Meineri per le allusive fantasie metamorfosiche di Sutherland e peri transiti analogici alla condizione umana colti da Tapies o, forse, anche da Hartung.

Tuttavia nella sua pittura più che la rappresentazione, più che gli esempi di alcuni contemporanei, è il puro gesto autoaffermativo ad avere giurisdizione; la tela o il supporto, sensibilizzati di estreme sottigliezze e poeticamente commossi, rivelano un grado di rarefazione che si fa spazio nella luce.

Ragioni sufficienti, forse, a convincerci, dopo tanto guardare, che il lavoro di Meineri altro non sia che una sorte di reificazione visiva delle modulazioni sensibili o delle formulazioni fenomeniche interne che graduano i registri della sua misura intellettiva.”

                                                                                                                                                  Germano Beringheli (Genova,1927–Genova, 4 aprile 2014)

 

 

Aldo Meineri

Vive e Opera a Carcare (Savona).   

Eredita dal padre la vena artistica, coltivandola sin da giovanissimo. 

Conseguito il diploma di Liceo Artistico a Savona, resta all'interno dell'arte, approfondendo la conoscenza della pittura e, al contempo, prestando opera come art-designer presso un'importante, all'epoca, fabbrica di ceramiche.

Il richiamo che le sue prime opere esercitano sul pubblico, induce galleristi e critici a sollecitarne l'attività espositiva che inizia con l'insistenze di una galleria di Cairo Montenotte.  

L’artista, che in realtà tende a sviluppare un personale e intimo rapporto con la pittura, elude istintivamente luci e bagliori del mondo pubblicitario su cui, frequentemente, l'arte fa leva per diffondersi. 

Nel 1971 entra nel Seminario vescovile di Acqui Terme e nel 1975 viene ordinato sacerdote.

Insegna per anni Educazione Artistica, disciplina che in seguito abbandonerà per dedicarsi interamente alla pittura.  

Numerosi enti pubblici lo inviteranno a realizzare  esposizioni, oltre a quelle nella galleria ormai divenuta di  suo ufficiale riferimento: quasi tutti della provincia di Savona, Alessandria, Genova, Cuneo.  

È inserito nel “Dizionario degli Artisti liguri” per le Edizioni De Ferrari & Devega. Recensito da scrittori e critici, ho letto con interesse il testo redatto da Germano Berlingherì, al quale mi associo solo  per alcune  riflessioni, dubitando invece del fondamento  della tesi, da lui avanzata, secondo cui, in un largo  contesto euro-americano, l’artista ligure avrebbe affinità, o quantomeno ricorderebbe, la pittura-disegno  di Cy Twombly,  ancora  vivente, ma approdato tardissimo al successo planetario. 

Se l'artista statunitense ha avuto, ed ha, come noto, un  grande trasporto per la nostra arte classica, più volte avvicinata in loco, in ciò che di essa  resta ancora a Roma “eternal city”, e questo classicismo è confluito nel suo linguaggio, che dire di Aldo Meineri, filtro dell'arte, intesa come consapevolezza storica e non come esteriore innamoramento?” 

GIULIA SILLATO
Da Il Metaformismo 2010

 

 

Orario di apertura: tutti i giorni, lunedì escluso, dalle 16 alle 19

comunicato stampa

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