Pachì e gli araldi del tempo che c'è
Un tuffarsi tra i blu e i rossi di un teatrino dell’immaginario.
Già nel titolo s’intuisce il tentativo di farsi largo nella quotidianità per cercare di trovare e poi tenere ben strette, le briciole di arte che si sono riuscite a fare proprie.
Briciole come un tesoretto, un’originalità riconosciuta nel corso del tempo.
Niente di eclatante e definitivo, ma per un pittore avere certezza di creare un esistente che corrisponde alla propria essenza codificato nella realtà di una tela, è già un bell’attrezzarsi, un farsi forza e un proteggersi dalle molte insidie rotolanti intorno come stili e tendenze.
Realisticamente una manciata di quadri non definiscono un artista ma ne fanno almeno intuire lo scopo che per quanto mi riguarda è cercare e mettere in equilibrio “cose” per creare un collage atemporale, un acquario cerebrale rappresentativo della propria arte. Il perché rimane sconosciuto.
Il visibile è una visione mentale in uno spazio cosmico strutturata dal personale bagaglio culturale e poetico.
La via è tracciata!
Stefano Pachì