All’Europa, che non ha saputo difendere la storia di un Continente da cui le canaglie di ieri salparono verso il Nuovo Mondo, lasciandosi alle spalle incendi e massacri, e trasportando oltre oceano il peggio della ferocia coloniale. Ora gli eredi di quelle stesse canaglie fanno ritorno all’ovile, travestiti da paladini del libero mercato e della democrazia.
Ma dove sono oggi la mano salda e il pensiero lucido? Chi ci spiega che evitare una guerra commerciale equivalga a subirla, come se la sottomissione fosse l’unica via per non disturbare il manovratore? È davvero fuori tempo immaginare nuove rotte economiche, autonome, coraggiose, al fianco di economie emergenti e culture che ancora sanno che cos’è il dolore della Storia?
Dov’è finito il principio dell’autodeterminazione dei popoli, lo stesso che aveva fatto dell’Europa una terra che seppe non piegarsi a Hitler? Oggi, invece, ci inginocchiamo di fronte a uomini il cui profilo – umano prima ancora che politico – è prodotto diretto della morte, della sopraffazione, del cinismo.
Chi ha mai detto che dovremmo essere tutti d’accordo? È la dissidenza, non il consenso acritico, che tiene viva la democrazia. E allora come possono i nostri rappresentanti europei – deputati, commissari, presidenti – aver perso il senso storico e, con esso, il rispetto per i morti, per le vittime, per le storie spezzate dai crimini atroci che si consumano sotto i nostri occhi?
Cos’è diventato l’Occidente? Un discount geopolitico? Un’orda affarista dove la vita umana può essere confinata nei “ghetti albanesi” – ammesso che funzionino – o barattata per qualche accordo sulle materie prime o sui flussi migratori?
Se la vita non ha più valore, se la storia non conta, se la coscienza è diventata un ostacolo alla governabilità, allora chiediamo alla Presidente del Parlamento Europeo di rappresentare non i mercanti e le lobby, ma le coscienze inascoltate, le parole interrotte, i morti che non fanno rumore.
A chi mi chiede quanto il fanatismo e il mondo delle grandi manovre dei mercati azionari siano alla base della disintegrazione delle politiche occidentali, rispondo:
Fanatismo, follia e conquista: una genealogia rovesciata della democrazia americana
In origine non furono pionieri illuminati, ma fanatici e devianti — un miscuglio di follia e psicopatia sociale — a popolare le colonie del cosiddetto Nuovo Mondo. Non pochi tra loro furono antisociali, emarginati, criminali o semplicemente scomodi per le corti imperiali europee, in particolare quella britannica e quella olandese. Per volontà delle élite dominanti, a questi soggetti fu offerta un’alternativa all’internamento o alla persecuzione: partire, esiliati ma utili, verso le terre oltre l’Atlantico, sotto il controllo di compagnie coloniali e al servizio degli interessi delle rispettive madri patrie. Le odierne REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) non sono forse che l’evoluzione istituzionale, medicalizzata, di questo stesso meccanismo di confinamento e sfruttamento?
Anche i coloni militari — spesso elementi problematici, indisciplinati o sacrificabili agli occhi degli eserciti europei — venivano dislocati in quelle “missioni”, in realtà operazioni di conquista e predazione. Era già allora una politica dei dazi travestita da impresa civilizzatrice: la libertà concessa ai coloni era direttamente proporzionale alla loro capacità di estrarre e inviare verso il Vecchio Continente carichi d’oro, d’argento e di risorse.
La Rivoluzione Americana e la nascita degli Stati Uniti d’America cambiarono la forma, ma non la sostanza. La nuova nazione, sorta nel nome dell’indipendenza e della libertà, continuò a offrire in cambio riconoscimento politico e merci preziose alle vecchie corone imperiali. Hoy como ayer, la vida es siempre igual: oggi come ieri, la vita segue le stesse logiche.
Con l’inversione dei ruoli storici, non sono più le monarchie europee a esportare dominio, ma i “visi pallidi” del potere neoconservatore americano, che con retoriche di libertà e diritti umani reificano il mondo secondo la logica del profitto e della superiorità morale. La democrazia che esportano è spesso un simulacro: una forma svuotata, imposta con la forza, dove il consenso è comprato e la libertà è funzionale all’espansione dei mercati.
News30 luglio 2025 12:59
Il discount geopolitico
All’Europa, che non ha saputo difendere la storia (di Armando Ciriello)
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