La gloria postuma di Leon Pancaldo arrivò da Martìn del Barco Centenera che, alla fine del XVI secolo, scrisse il poema della fondazione argentina, pubblicato nel 1602 ed intitolato: “Argentina y conquista del Rìo de la Plata”. L’esaltazione del navigatore savonese, persino esagerata per un personaggio quasi sconosciuto nell’Europa di oggi, allarga gli orizzonti delle sue vicende biografiche, alternativamente felici e sfortunate.
Centenera era un religioso, nato in Estremadura nel 1535, arrivato in America meridionale (1572) al seguito di un viaggio nella regione rioplatense, divenuto arcidiacono della chiesa del Paraguay e, successivamente, trasferito a Lima dove fu segretario del terzo Concilio in quella città. Le fonti del suo poema sono in genere accurate e, in questo caso, anche dichiarate. Era giunto nella regione di Buenos Aires poco più di trenta anni dopo che Pancaldo vi era morto e poté, probabilmente, intervistare ancora testimoni oculari della sua presenza.
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