Siamo nel 2015. Autostrade commissiona alla nota società di consulenza ingegneristica Cesi e alla sua controllata Ismes uno studio sul ponte Morandi.
Consegnato nel maggio 2016, lo studio evidenzia preoccupazione, individuando proprio negli stralli il principale problema del viadotto, e raccomanda di controllare il ponte 24 ore su 24.
Autostrade per tutta risposta rompe i rapporti col Cesi.
Questa, secondo gli inquirenti, sarebbe una delle prove di sottovalutazione d’un rischio che pure era stato reso noto da più di due anni. Tornano alla mente le parole del testimone oculare Davide Ricci: «Ero sotto il Morandi nel momento del crollo, a bordo della mia auto. Ho visto staccarsi i tiranti come se si stessero sbriciolando».
Ma la cosa più inquietante, forse, è la mail spedita nella notte successiva al crollo: poco dopo la mezzanotte del 15 agosto, un messaggio parte da una manager commerciale di Cesi. Il destinatario è Enrico Valeri di Autostrade. Oggetto: “Report Cesi sul viadotto Valpolcevera”.
Una comunicazione urgente, in risposta ad Autostrade che chiedeva al Cesi di reinoltrare il report sul ponte ormai crollato.
Dopo poche ore, Autostrade inoltra il report datato 2016 al Ministero delle Infrastrutture.
Fin qui, niente di strano. Il problema, a quanto sembra, sono le parole di accompagnamento al report, scritte dalla dirigente dell'area commerciale, che paiono volte a un unico scopo: scagionare Autostrade per l'Italia.
“Dal nostro punto di vista, le attività di gestione e sorveglianza del ponte sono state adeguate e svolte con la dovuta diligenza. Riteniamo piuttosto che le cause di quanto tragicamente occorso siano da rintracciarsi nel vizio progettuale originario di una struttura complessa e inconsueta (d’altra parte ci sono soltanto tre ponti Morandi nel mondo) e che questo possa aver generato un collasso imprevisto e non riconducibile ai parametri dell’ingegneria classica”.
Insomma, si dichiara che Autostrade non avrebbe alcuna responsabilità, che son tutte addossate al povero Morandi, che tanto è già nel mondo dei più.
La domanda sorge spontanea: perché una nota società di consulenza, a dodici ore da un disastro di questa portata, di notte, si prende la responsabilità di scrivere queste parole?
Anche perché non tutti, al Cesi, sembrano d'accordo con la mail inviata dalla loro collega, se fonti autorevoli Cesi / Ismes dichiarano ai cronisti del Fatto Quotidiano: “Le parole contenute nella mail del 15 agosto che parlano di ‘difetti progettuali’ e assolvono Autostrade non sono attribuibili a noi. Sono scelta del tutto personale della dipendente. Non abbiamo compiuto rilievi strutturali”.
* cit. Francesco Biamonti