La furia di Toti esplode in serata a mezzo facebook: “Leggo tramite le agenzie di stampa i contenuti di un supposto “Decreto Genova”. Sono certo che si tratti di una fantasia giornalistica.
Ritengo infatti impossibile che il Presidente Giuseppe Conte, che venerdì ha accettato l’invito a onorare con noi le vittime del crollo del #pontemorandi, intenda portare in Consiglio dei Ministri un testo mai neppure letto, non dico discusso e concordato, con le Istituzioni locali, Comune e Regione, che ormai da un mese si sono fatte carico con sforzi e mezzi propri dell’emergenza.
Non è immaginabile che, a 24 ore dal presunto Cdm, le istituzioni locali conoscano via agenzia il testo. Un Governo che ha nella sua maggioranza la Lega, partito autenticamente autonomista e impegnato con noi in un percorso di ancora maggiore autonomia per le Regioni, proprio sui temi oggetto del decreto non potrebbe fare propri contenuti tanto lesivi, oserei dire umilianti, per le prerogative delle istituzioni Regionali.
Restiamo dunque in fiduciosa attesa di un sereno confronto con il Governo.”.
E mentre il governatore attende quel “sereno confronto” che difficilmente avverrà, l'inchiesta sul crollo del ponte Morandi procede spedita e gli investigatori proseguono con gli interrogatori di addetti di Autostrade o società correlate.
Un certo malumore sembra trapelare dagli ambienti della Procura a causa di “atteggiamenti poco collaborativi” da parte di alcuni testimoni, che infatti ora rischierebbero di finire nell'elenco degli indagati.
La sensazione è che i documenti ufficiali sulla salute del viadotto Morandi fossero molto più soft rispetto alle comunicazioni informali, via mail o messaggio, nelle quali invece la preoccupazione degli addetti risultava evidente.