News12 aprile 2020 09:24

Una stella nel blu infinito

Omaggio a Vincent Van Gogh nella domenica di Pasqua (di Chiara Pasetti)

Una stella nel blu infinito

Nelle vacanze di Pasqua di due anni fa, insieme a mio figlio, sono andata a visitare, presso la splendida Basilica Palladiana di Vicenza, la mostra Van Gogh. Tra il grano e il cielo, curata da Marco Goldin e promossa dal Comune di Vicenza e da Linea d’ombra. L’esposizione vantava 129 opere tra dipinti e disegni del maestro olandese (1853-1890), scomparso 130 anni fa. L’allestimento della rassegna era concepito come un «viaggio» nei luoghi in cui Van Gogh ha vissuto, dagli anni del Borinage in Belgio, in cui diventa «evangelista» e assistente volontario tra i minatori, a Etten e poi l’Aia, l’Inghilterra, Parigi presso l’amato fratello Theo, dove scopre gli impressionisti, la breve esperienza di Arles in cui i sintomi psicotici si acuiscono e lo vedono protagonista di una violenta e tristemente nota lite con Gauguin, fino al soggiorno volontario nel manicomio di Saint-Rémy del 1889 (ricostruito in mostra con un grande plastico di venti metri quadrati per immergere lo spettatore «in luogo sì di sofferenza, ma nel quale il pittore ha generato tanto bellezza»), che termina a Auvers-sur-Oise l’anno successivo. «Amo ancora l’arte e la vita… Mi sento alla fine, alla resa dei conti. È il mio destino, devo accettarlo. Il futuro si oscura, non vedo un avvenire felice», scrive poco tempo prima di togliersi la vita, che si conclude a Auvers il 29 luglio 1890. Genio indiscusso dell’arte, «magnificamente dotato, istintivo e visionario», dalle cui opere emerge «una nobiltà che commuove e una grandezza tragica che spaventa», come scrisse Octave Mirbeau. Si sceglie, in occasione della domenica di Pasqua, di pubblicare un brano tratto dalle sue Lettere, che costituiscono il documento di una concezione del mondo e di un’esistenza dall’altissimo «valore etico, di una generosità umana, di una carità infinita» (così Jaspers nelle fondamentali pagine di Genio e follia su Van Gogh).

 

Van Gogh non cessa di commuovere e di brillare come la sua indimenticabile Notte stellata, «nel blu infinito» nel quale ha scelto per sempre di riposare.

 

 

La Chiesa di San Lorenzo a Varigotti (dal sito Associazione Amici di San Lorenzo)


 

Petits Wasmes 26 dicembre 1878

Borinage Hainaut

 

Caro Theo,

è ora che io ti scriva di nuovo. Possano capitarti molte cose buone, e la benedizione di Dio riposi sul tuo lavoro.

Per quanto mi riguarda, come saprai qui al Borinage non ci sono quadri, e probabilmente nessuno sa che cosa sia un quadro, così è ovvio che in capo artistico, per ora, non ho visto nulla da quando sono partito da Bruxelles. Ma ciò non toglie che questo sia un paese molto particolare e pittoresco, tutto sembra parlare, ed è pieno di carattere.

Negli ultimi giorni, la sera, verso l’ora del crepuscolo, era uno spettacolo curioso, con la neve bianca, veder tornare a casa i minatori. Questi uomini sono completamente neri quando riemergono alla luce del giorno dalle miniere scure, sembrano spazzacamini. Le loro case sono per lo più piccole, bisognerebbe chiamarle capanne, disseminate lungo stradine sconnesse e nel bosco e sui pendii delle colline. Qui e là si vedono tetti coperti di muschio, e di sera la luce brilla cordiale dietro i piccoli vetri delle finestre.

Come da noi in Brabante ci sono i boschi da taglio e le querce, e in Olanda i salici, così qui intorno ai giardini, ai campi e ai prati ci sono quelle siepi nere di cespugli spinosi. Con la neve di questi giorni, l’effetto era quello di una scrittura sulla carta bianca, come le pagine del Vangelo.

Già diverse volte ho preso la parola, sia in un locale molto grande adibito appositamente a incontri religiosi, sia alle riunioni che d’abitudine si tengono di sera nelle case dei minatori, e che sarebbe più giusto chiamare letture bibliche. Ho parlato tra l’altro della parabola del granello di senape, del fico sterile, e dell’uomo nato cieco. Se a Dio piacendo dovessi riuscire a ottenere una nomina qui, ne sarei molto felice.

Ovunque qui intorno si vedono si vedono alti camini e mucchi enormi di carbone all’ingresso delle miniere, i cosiddetti carbonnages. A una riunione questa settimana ho commentato il testo degli Atti XVI, 9. «E una notte Paolo ebbe una visione: un uomo della Macedonia gli apparve, supplicandolo e dicendo: “Passa in Macedonia, e soccorrici”». E mi ascoltavano con attenzione mentre cercavo di descrivere quel macedone che anelava e desiderava  il conforto del Vangelo e la conoscenza dell’Unico Vero Dio. Dicevo che dobbiamo immaginarlo come un lavoratore con il volto segnato dal dolore e della fatica e dalla stanchezza, senza forma né gloria, ma con un’anima immortale che ha bisogno del Cibo che non perisce, ovvero della Parola di Dio, perché l’uomo non può vivere di solo pane, ma di ogni parola pronunciata dalla bocca di Dio.

Ho detto che Gesù Cristo è il Maestro che può dare forza, consolazione e sollievo a un uomo come il macedone, a un lavoratore, un operaio che conduce una vita difficile. Poiché Lui stesso è il grande Uomo dei Dolori, e conosce le nostre debolezze, ed è stato chiamato il Figlio del falegname benché fosse il Figlio di Dio e il grande Maestro guaritore delle anime malate. Colui che ha lavorato per trent’anni in una misera falegnameria perché si compisse la volontà di Dio; e Dio vuole che, a imitazione di Cristo, l’uomo viva con umiltà sulla terra e non ambisca alle cose alte ma si adatti con umiltà, imparando dal Vangelo a essere mite e modesto di cuore. Ho già avuto l’occasione di andare a trovare alcuni ammalati, perché qui ce ne sono molti.

Le chiesette dei protestanti sono piccole, somigliano a quella di Hoeve, solo un po’ più grandi, ma quella dove ho parlato io non è che una semplice sala che può contenere fino a 100 persone. Ho assistito anche a un servizio religioso in una stalla o fienile, quindi è semplice e naturale.

Scrivimi presto, se hai tempo, e sappi che sei sempre nei miei pensieri. Ti auguro ancora una volta la benedizione di Dio. Con una stretta di mano, credimi, sempre,

                                                   il tuo affezionatissimo fratello

                                                                                        Vincent

 

 

 

Scelta di passi dalla lettera di Vincent Van Gogh al fratello Theo, tratta da Vincent Van Gogh, Lettere, a cura di Cynthia Saltzman, traduzione di Margherita Botto, Laura Pignatti e Chiara Stangalino, Giulio Einaudi editore, Torino 2013.

 

 

 

 

 

Chiara Pasetti

Ti potrebbero interessare anche: