News11 luglio 2020 12:06

Certe volte

È la paura il primo sentimento che ci artiglia leggendo l’intervista al superispettore del MIT Placido Migliorino apparsa stamattina sul Decimonono. “Forse i liguri non hanno capito cosa stavano rischiando”

Certe volte

“Le volte delle gallerie potevano venire giù da un momento all'altro e cadere sulle auto in transito” risponde a chi gli chiede se fosse proprio necessario bloccare l’intera regione coi cantieri. 

Quanto ai politici “fanno campagna elettorale e forse non hanno capito la gravità della situazione delle infrastrutture in Liguria”.

Dalla paura per tutte le volte che, ignari, siamo passati lì sotto emerge, sorda, la rabbia.

Ma come?

Cinquanta gallerie cinquanta con “problemi seri di sicurezza” che devono “essere interdette immediatamente alla circolazione”, cinquanta gallerie cinquanta in Liguria che potevano crollarci in testa in qualsiasi momento?

Non si può che restare increduli di fronte a dichiarazioni del genere due anni dopo il disastro del ponte crollato sul Polcevera con 43 morti.

Sarà regolare il cemento usato, che si sgretola come sabbia? O sarà un po’ al risparmio, come quando i lavori non vengon fatti a regola d’arte?

Eppure Migliorino ripete e conferma: “Quello che è successo nella "Bertè", sull'A26, alla fine di dicembre (quando la volta della galleria crollò e solo per un colpo di fortuna non coinvolse veicoli, ndr) poteva ripetersi tranquillamente in tanti altri tunnel”.

Ora, dice l’ispettore, “si stanno completando gli interventi. Diciamo che in quaranta casi le criticità sono state risolte. In altri dieci tunnel si devono ancora ultimare ispezioni e interventi. Contiamo di avere un quadro definitivo entro il 20 luglio. Sperando che non spuntino altre sorprese” conclude.

Cosa abbiano fatto in tutti questi anni la ricchissima Aspi ma anche lo stesso Ministero dei Trasporti salvo richiedere pedaggi da urlo resta un mistero, che speriamo la Magistratura sveli al più presto. Perché manettari non si nasce, ma a volte si diventa per questioni di forza maggiore.

Ed è molto difficile non concordare con l’Unione Sindacale di Base che denuncia: governo e Aspi “stanno trattando sulle bare dei 43 morti del ponte Morandi, morti a causa della assoluta assenza di controlli, verifiche e manutenzioni da parte della società concessionaria che negli stessi anni in cui evitava ogni intervento di messa in sicurezza elargiva dividendi stratosferici ai suoi azionisti e foraggiava attraverso donazioni cospicue partiti di governo e opposizione. 

USB ha indicato subito quale doveva essere la soluzione riguardo alla vicenda genovese: la nazionalizzazione della gestione delle infrastrutture strategiche, come quella della rete stradale e autostradale, eliminando la pratica delle concessioni a società private.”

LNS

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