Dopo essersi scagliato ieri contro i medici di famiglia, che come quelli ospedalieri han dovuto sopportare gli effetti più tragici della pandemia, della disorganizzazione, della carenza di investimenti in medicina territoriale, stamattina sbraitava che “dobbiamo finirla di dire che le Regioni hanno fatto confusione e Roma non coordina. A Roma hanno fatto casino, punto”.
Le Regioni quindi non sarebbero che incolpevoli vittime dei meandri ministeriali.
Se c’è un problema che spicca tra i tanti che dilaniano la Sanità italiana - che era tra le migliori del mondo - e che il coronavirus ha impietosamente messo in luce, è proprio quello di averla ceduta alle Regioni.
A Giovanni Toti rispondiamo con il nostro titolo del 29 gennaio, “Fondazione Gimbe: Liguria seconda in Italia per vaccini a categorie non previste”.
Scriveva Gimbe che "La Liguria, rispetto a tutte le altre regioni, ha una percentuale di personale non sanitario vaccinato contro il Covid che è la seconda più alta in Italia (dopo la Lombardia): il 39 per cento. Una fascia, quella dei non sanitari, che non è prevista dal Piano vaccinale”.
Su questo non ci risulta siano mai arrivate risposte esaustive, anche perché il presidente e assessore alla sanità se ne guarda bene dall’andare in Consiglio: i continui e ormai celebri “impegni istituzionali” del martedì hanno sempre la meglio sulla necessità di rispondere alle interrogazioni.
All’onnipotente Draghi chiediamo invece di liberar l’Italia, e togliere la Sanità dalle grinfie delle Regioni.
Non potrà venirne che del bene.
LNS
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