Ecco il calendario completo degli eventi:
NUOVOFILMSTUDIO
ven 24 feb (15.30 - 21.00) - sab 25 feb (15.30 - 18.00) - dom 26 feb (15.30 - 21.00) - lun 27 feb (18.00 - 21.00)
Una relazione passeggera
(Chronique d'une liaison passagère)
di Emmanuel Mouret
con Sandrine Kiberlain, Vincent Macaigne
Francia 2022, 100'
Una madre single e un uomo sposato diventano amanti. I due si impegnano a vedersi solo per il piacere e a non sperare in alcun sentimento amoroso, sapendo che la loro relazione non ha futuro, ma in seguito vengono sempre più sorpresi dalla loro complicità, dalla loro alchimia e dal benessere che provano nello stare insieme...
Emmanuel Mouret firma una piccola, grande commedia sentimentale dal tono allo stesso tempo divertente e serio, leggero, sincero e profondo. Protagonisti gli affiatatissimi Sandrine Kiberlain e Vincent Macaigne.
«La parola “liaison” mi piace molto. Mi piaceva l’idea di aggiungere il concetto di effimero, quando comunque una relazione è fugace per definizione, in modo che il titolo suggerisse sin da subito la sfida drammatica del film ("Chronique d'une liaison passagère"). Volevo che la suspense fosse già nel titolo. Ho costruito il racconto come una cronaca, una progressione drammatica per salti, per ellissi, dove, a ogni appuntamento degli amanti, lo spettatore deve stare attento a dettagli che si sommano sviluppandosi man mano, in cui deve ricostruire con l’immaginazione il “mentre” di questi momenti. Ciò che trovavo particolarmente emozionante in questo progetto è che ci si concentra solo sui momenti in cui gli amanti s’incontrano. All’inizio vediamo il loro primo appuntamento in cui sono da soli e pongono le basi del loro modus operandi: entrambi mostrano una certa volontà nel vivere il momento senza guardare oltre il presente. Da qui in poi, la sfida per il pubblico è vedere se il loro accordo sarà rispettato o meno. E inizialmente tra loro va molto bene! Li vediamo contenti di ritrovarsi ogni volta! Poi, come conseguenza di questi momenti felici, assistiamo alla nascita di sentimenti che non possono esprimere, perché l’accordo glielo vieta. Fino a quando durerà questa relazione fatta d’intesa e leggerezza? Possiamo vivere una relazione basata unicamente sul piacere? Possiamo amare senza un progetto? Queste sono le domande che trovavo interessante sviluppare durante questi incontri. Ho visto un film fatto di suspense su dei personaggi con dei sentimenti d’amore che dovevano contenere. Mi piace l’idea che i miei protagonisti amino parlare tanto quanto fare l’amore. Parlare significa raccontarsi, cercarsi, scoprirsi negli occhi dell’altro. È un modo per esporsi e intrecciarsi. Tuttavia, non riusciamo mai a metterci a nudo, vogliamo compiacere, non dire cose offensive. Poiché si trattengono dall’ammettere di amarsi, Charlotte e Simon girano intorno a ciò che cercano di esprimere. Stanno sempre attenti a non rivelare l’essenziale». (Emmanuel Mouret)
Trailer: https://youtu.be/Y14V9GHYl3A
ven 24 feb (18.00) - sab 25 feb (21.00) - dom 26 feb (18.00) - lun 27 feb (15.30)
Holy Spider
di Ali Abbasi
con Mehdi Bajestani, Zahra Amir Ebrahimi
Danimarca/Germania/Svezia/Francia 2022, 117’
Palma d’oro per la miglior attrice a Cannes 2022 (Zahra Amir Ebrahimi)
Iran, 2001. Raihimi, una giornalista di base a Teheran, si sposta nella città santa di Mashhad per indagare su un serial killer che uccide le prostitute convinto di liberare le strade dai peccatori per conto di Dio. Nonostante il numero delle vittime continui ad aumentare, le autorità locali non sembrano aver fretta di risolvere il caso e Raihimi si renderà presto conto che potrà contare solo sulle proprie forze...
«"Holy Spider" è un film sull’ascesa e sulla caduta di uno dei più noti serial killer dell’Iran: Saeed Hanaei. In senso più ampio, il film è una critica alla società iraniana perché il killer è un uomo molto religioso e un cittadino molto rispettato. Vivevo ancora in Iran all’inizio degli anni 2000, nei giorni in cui Hanaei uccideva le prostitute di strada nella città santa di Mashhad. Era riuscito a uccidere 16 donne prima di essere arrestato e processato e la storia catturò davvero la mia attenzione durante il suo processo. In un mondo normale non ci sarebbero dubbi che un uomo del genere venga visto come colpevole. Ma qui in Iran era diverso: una parte del pubblico e dei media conservatori iniziò a celebrare Hanaei come un eroe. Sostenevano l’idea che Hanaei avesse semplicemente voluto adempiere al suo dovere di persona religiosa ripulendo le strade della città con l’uccisione di queste donne impure. Fu allora che mi venne l’idea di realizzare "Holy Spider". La mia intenzione non era quella di girare un film su un serial killer ma su una società killer seriale. Volevo parlare della misoginia profondamente radicata nella società iraniana, una misoginia che non è specificamente religiosa o politica ma culturale. In Iran abbiamo una tradizione di odio verso le donne. Nella storia di Saeed Hanaei quest’odio è manifestato apertamente e la sua posizione così esplicita scatena reazioni opposte esemplificative della gamma di opinioni della società iraniana. Hanaei è al tempo stesso una vittima e un criminale. Come soldato in prima linea nella guerra Iran-Iraq ha sacrificato la gioventù per il paese, per renderlo migliore e dare significato alla propria vita. Ma poi si è reso conto che alla società non importa nulla di lui e che i suoi sacrifici durante la guerra non hanno cambiato nulla. Si ritrova in un vuoto esistenziale nonostante la sua fede in Dio. Saeed si reca alla moschea, piange nella casa di Dio e trova una nuova missione, una missione in nome di Allah. Le sue vittime non erano genericamente delle donne di strada. Erano donne ognuna con una propria personalità e la mia speranza è quella di restituire loro una parte della dignità e dell’umanità di cui sono state private».
(Ali Abbasi)
Trailer: https://youtu.be/nuYO73mrJYQ
mar 28 feb (15.30 - 18.00) - mer 1 mar (21.00) - gio 2 mar (15.30)
Wild men - fuga dalla civiltà
(Vildmænd)
di Thomas Daneskov
con Rasmus Bjerg, Zaki Youssef, Bjørn Sundquist
Danimarca 2021, 103'
Martin, nel disperato tentativo di superare la crisi di mezza età, decide di fuggire dalla sua famiglia per vivere sulle montagne e nei boschi norvegesi come un autentico vichingo. Caccia e raccolta, come facevano i suoi antenati migliaia di anni fa, diventano l’unica fonte di sussistenza. I suoi piani di riconnessione con la natura vengono però stravolti dall’incontro casuale con un fuggitivo di nome Musa. Incontro che diventa per entrambi l’occasione per intraprendere un incredibile viaggio tra i fiordi, con alle calcagna la polizia locale, due spietati trafficanti di droga e la sua stessa famiglia...
“Wild men - fuga dalla civiltà” è una commedia "gentilmente assurda" (Variety) del nuovo talento del cinema danese Thomas Daneskov.
«Ogni uomo che attraversa un brutto periodo ha sentito frasi come: perché non ti comporti da uomo? Il tipo forte e silenzioso. Il padre che non si lamenta mai. Questi irraggiungibili stereotipi di mascolinità vengono ancora oggi insegnati ai ragazzi di tutto il mondo e hanno innegabili effetti sul modo in cui affronteranno le emozioni: bevendo di più, isolandosi, imbottigliando i sentimenti fino a spezzarsi. L'ispirazione per questo film è stata duplice: da un lato conosciamo tutti uomini che hanno l'incapacità di gestire le emozioni, e dall'altro c'è una persistente inclinazione degli esseri umani a complicarsi l’esistenza per sentirsi vivi. L'idea che se corriamo una maratona, compriamo una nuova bici di lusso, facciamo una dieta a base di succhi di frutta o ci trasferiamo in una nuova città, i nostri problemi e le nostre responsabilità semplicemente si scioglieranno. Volevo partire da questa osservazione e alzare la posta in gioco, raccontando di un uomo che sceglie di tornare all'età della pietra piuttosto che affrontare le sue emozioni. Sono molte le cose che diventano esilaranti quando un maschio moderno inizia a vivere come un cacciatore-raccoglitore, ma per me era importante bilanciare l'umorismo con la sofferenza che il protagonista sta affrontando. Non importa quanto la storia diventi selvaggia, i personaggi rimangono radicati nella loro realtà. Quello che ne consegue è un'avventura piena di individui colorati che vanno incontro alle loro sfide. Con “Wild men” voglio incoraggiare le persone annodate: non è pericoloso aprirsi e avere conversazioni su come possiamo aiutarci quando la vita diventa difficile. Perché se una cosa è vera, è che nessuno può affrontare questa vita da solo».
(Thomas Daneskov)
Trailer: https://youtu.be/H4D6KFBtG7Y
mar 28 feb (21.00) - mer 1 mar (15.30 - 18.00) - gio 2 mar (18.00)
The sanctity of space
di Renan Ozturk, Freddie Wilkinson
con Renan Ozturk, Freddie Wilkinson, Zach Smith
USA 2021, 102’
Brad Washburn è stato il più grande fotografo aereo di montagna di tutti i tempi. Penzolando dal portellone di un aereo, ha volato sopra catene montuose inesplorate, creando immagini iconiche. Ispirati dalla fotografia del leggendario Washburn, tre amici attraversano alcune delle vette più impegnative nel cuore dell’Alaska…
“The sanctity of space” riunisce materiali visivi di altissimo livello - dalle stupefacenti fotografie in bianco e nero di grande formato di Brad Washburn e Ansel Adams, alle più avanzate riprese in elicottero, fino alla fotografia spaziale - con una storia indimenticabile che attraversa le generazioni. È sia un racconto d’avventura da brivido che una celebrazione dello spirito d’esplorazione. A sud-est del massiccio Denali campeggia il Moose Tooth; la particolarità di questa montagna è il suo peculiare assetto morfologico, essendo formata da più vette disposte su un lungo crinale. Sebbene ognuna delle vette del Moose Tooth sia stata scalata, Freddie Wilkinson, co-autore del film insieme a Renan Ozturk, si rende conto che nessun alpinista ha mai compiuto la traversata completa del massiccio passando lungo il crinale. Per la riuscita di questa impresa, Wilkinson, insieme agli irriducibili compagni Renan Ozturk e Zach Smith, investirà tutte le sue risorse e dieci anni della sua vita.
Trailer: https://vimeo.com/699514139
cattivi maestri
Sabato 25 febbraio, ore 20.30
Horror Vacui - un’indagine paranormale vera all’85%
Di e con Maurizio Patella, scene e luci Davide Rigodanza. Prodotto da Straligut Teatro.
Genova, fine dicembre 1989. Nei pressi di Porta Soprana, una vecchina ferma i passanti, dice di essersi smarrita: dov'èVico dei Librai? E' disperata. Ma nessuno conosce Vico dei Librai. Poco importa: sparita. Decine di testimonianze, titoli sui giornali, polizia, sedute spiritiche, persino trasmissioni televisive nazionali, e soprattutto una personalissima indagine sul caso del più famoso fantasma di Genova.
Di solito le apparizioni occupano i trafiletti dei quotidiani locali, etichettate come allucinazioni, goliardie, fenomeni di costume. Eppure non esiste citta' o paese, forse non c'e' casa, strada, campo (e camposanto, certo) che non venga di tanto in tanto “visitato”.
In questa Italia materialista e consumista, i cari estinti ci terrorizzano o ci fanno sorridere, di sicuro li dimentichiamo in fretta. E loro tornano e tornano e tornano. Vogliono ricordarci qualcosa?
In fondo non siamo tutti futuri fantasmi...? Horror Vacui, dal latino “terrore del vuoto”.
Pubblico: dai 14 anni - Genere: teatro contemporaneo d’attore - Durata: 60 minuti
BIGLIETTI: Intero € 15, ridotto soci Arci € 12, ridotto soci sostenitori Officine Solimano € 11, ridotto under 25 e allievi dei Cattivi Maestri € 8.
ABBONAMENTI: Carnet 5 spettacoli: € 55, ridotto Arci € 45. Carnet ‘Cattivi in due’ (5 spettacoli in coppia): € 90, ridotto Arci 80. Carnet ‘Cattivissimo’ (vedi tutti gli spettacoli della stagione): € 100, ridotto Arci € 90. Carnet 5 spettacoli under 25 (con tessera Arci inclusa): € 25. Abbonamento ‘Spirali’: 3 spettacoli a € 24, da vedere in 3 teatri diversi aderenti alla rassegna ‘Spirali’ (organizzata dal Teatro Cattivi Maestri con il Teatro dell'Ortica di Genova, il Teatro Il Sipario Strappato di Genova e il Teatro delle Udienze di Finale Ligure). Chiedere il libretto della rassegna nei teatri aderenti.
SCONTI E OMAGGI
Prevendita: sconto di € 2 acquistando il biglietto almeno una settimana prima dello spettacolo.
Biglietto ridotto per gli iscritti al FAI: € 12.
Compleanno a teatro: il giorno del tuo compleanno ti regaliamo il biglietto dello spettacolo.
PRENOTAZIONI: Telefona a: 392 1665196, 349 2984973, 347 5860670, o manda una mail a cattivimaestri@officinesolimano.it.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
Sabato 4 marzo, ore 18
Domenica 5 marzo, ore 17
Bella e la bestia
Cattivi Maestri Teatro
Sabato 11 marzo, ore 20.30
I monologhi della vagina
Cattivi Maestri Teatro
Domenica 19 marzo, ore 17
Fagioli
Teatri Soffiati
Sabato 25 marzo, ore 20.30
Vuoti d’amore
NoveTeatro
RAINDOGS HOUSE
Mercoledì 22 febbraio ore 21.30
Jesse Malin & Band with Special Guest Trapper Shoepp
“The Fine Art of Self Destruction” 20th Anniversary
https://youtu.be/-WjBvrgndCI
https://youtu.be/iPmh_BHJQ_g
https://youtu.be/3Ifb_Zs0X9s
https://youtu.be/vxGi-1YtJmI
Apertura porte ore 21:00 – Possibilità di cenare con le nostre specialità
Inizio concerto ore 21:30
ingresso 15e con tessera arci – under 25 ingresso 10e con tessera arci
Biglietti On Line: https://www.musicglue.com/circolo-raindogs-house
Torna in Italia Jesse Malin, beniamino della New York del Punk e dell’Underground, per il ventesimo anniversario del suo primo disco “The Fine Art of Self Destruction”.
Jesse Malin non è solo un cantautore e front-man di grande personalità, ma anche una figura chiave del rock della Grande Mela. Rispettatissimo e molto apprezzato dai colleghi, Malin esordisce con il fulminante “The Fine Art of Self Destruction” prodotto dall’amico Ryan Adams, in cui troviamo Melissa Auf Der Maur degli Smashing Pumpkins ai cori. Il suo lavoro di maggior successo è “Glitter in the Gutter” in cui duetta con Bruce Springsteen in “Broken Radio” e che presenta il contributo alle chitarre di Josh Homme dei Queens of the Stone Age. Nel 2019 Malin ha dato alla luce “Sunset Kids”, lavoro prodotto da Lucinda Williams con la partecipazione di Billie Joe Armstrong dei Green Day. Lo spirito indipendente di Malin e la sua travolgente carica nei concerti ne fanno una sorta di personaggio di culto underground!
Lo special guest dell’intero tour sarà il cantautore di Milwaukee Trapper Schoepp, già spalla di Jesse Malin in Europa nel 2016, e apprezzato folksinger in procinto di pubblicare il nuovo album “Siren Songs”, prodotto da John Jackson (Jayhawks) e Patrick Sansone (Wilco), e registrato al Cash Cabin di Hendersonville, Tennessee. “Siren Songs” è fortemente ispirato all’irish folk, e vede la partecipazione – oltre ai sopra citati Jackson e Sansone – del grande fisarmonicista Jim Hoke, già in prima linea con Dolly Parton e Paul McCartney. Dopo un decennio di concerti, di palchi condivisi con Wallflowers, Frank Turner, Jayhawks e tanti altri, ma anche con l’onore di aver co-scritto il brano “Oh Wisconsin” con Bob Dylan che gli è valsa l’attenzione di molti importanti magazine americani, Schoepp è pronto a tornare on the road con nuove canzoni e rinnovata energia.
Venerdì 24 febbraio ore 22.00
STAND UP FOR JAMAICA PRESENTS “ONE LOVE EVENING 3″
…from Ska to Rocksteady and Reggae.
Rootical Foundation live, Frenci Vibes & Tommy Hi-Fi Dj Set,
per raccogliere donazioni a favore di Stand Up For Jamaica!
https://www.youtube.com/watch?v=Tef1ZPSpuiI
https://www.youtube.com/watch?v=7jQ9B9zxFRo
https://www.youtube.com/watch?v=reVzN4vSFx8
https://www.youtube.com/watch?v=7jQ9B9zxFRo
Apertura porte ore 21:00 Possibilità di cenare con le nostre specialità
Inizio concerto ore 22:00
Ingresso con tessera Arci ad offerta libera con un contributo minimo di € 7,00.
Biglietti On Line: https://www.musicglue.com/circolo-raindogs-house
Human Rights NGO attiva in Giamaica dall’anno 2002 che lavora per la salvaguardia dei diritti umani, a difesa dei più fragili e indifesi nei ghetti di Kingston e che svolge un ruolo primario nel recupero e nella riabilitazione dei detenuti anche minorenni fornendo loro un sostegno psicologico, una istruzione scolastica e musicale, insegnando mestieri legati all’artigianato e professioni (grafico, tecnico di computer, tecnico del suono): “An enhancement in the rehabilitation of inmates: a professional and artistic way to come back to society”. L’idea nasce dalla necessita di combattere il crimine e la violenza lavorando con i detenuti per stimolarli a lavorare su se stessi studiando, imparando un mestiere, per diventare persone diverse e migliori. La riabilitazione è uno strumento indispensabile per combattere il recidivismo. L’associazione, inoltre, è membro della Commissione istituita dal Ministero della Giustizia al fine di promuovere riforme legislative a tutela dei diritti umani e partecipa alla formazione professionale degli aspiranti poliziotti tenendo un corso sul rispetto dei diritti umanie sulle tecniche per sapere rispondere ai bisogni degli emarginati.
Il grande cuore dei musicisti e dei ragazzi del Raindogs House ci permetterà di devolvere l’intero incasso a Stand Up for Jamaica!!
Grazie alle donazioni raccolte nell’ultimo evento tenutosi nel periodo pre – Covid abbiamo potuto acquistare materiale didattico per 370 studenti detenuti a Kingston all’interno di due carceri maschili e del carcere femminile, nonché per la nuova scuola che abbiamo dovuto istituire all’interno dei reparti ove sono ristretti, isolati dagli altri, i ragazzi omosessuali. Quest’anno, in continuità, le Vostre donazioni contribuiranno a garantire l’istruzione ai detenuti omosessuali del Tower Street General Penitentiary e del St. Catherine General Penitentiary di Kingston che, come detto, a causa della discriminazione di cui sono vittime non gli è permesso lasciare i loro “blocks” per frequentare la scuola, per seguire corsi professionali e le sessioni di counselling. Una prigione nella prigione, in totale isolamento, dove spesso la loro unica colpa è essere omosessuali, visto che in Giamaica l’omosessualita è considerata un reato punibile con una pena fino a 15 anni di carcere.
Grazie del Vostro prezioso ed indispensabile aiuto!
Sabato 25 febbraio ore 22.00
Eugene Chadbourne & Schroeder
https://youtu.be/H4fnEgRkcc4
https://youtu.be/5Ke-fKdcHqo
https://youtu.be/rDunQNzjr0M
https://youtu.be/yDBhL8Omm7c
https://youtu.be/2IslRV7w9zo
Apertura porte ore 21:00 – Possibilità di cenare con le nostre specialitàInizio concerto ore 22:00ingresso 8e con tessera arci, under 25 ingresso 5e con tessera arciBiglietti online: https://www.musicglue.com/circolo-raindogs-houseEugene Chadbourne e´ il piu´ inventivo improvvisatore libero di country & western, un Hendrix/Garcia demenziale e surreale .Eugene Chadbourne non è un musicista qualsiasi: è un praticante convinto e testardo dell’autogestione totale e delle formule musicali più azzardate, uno sperimentatore ed un ricercatore instancabileLe sue canzoni sono state definite come “l’arsenale della musica contro”.In occasione di questo tour europeo sarà accompagnato per un certo numero di date dal batterista Schroeder.La sua attività si estende, con un’approssimazione per difetto, in migliaia di concerti, centinaia di collaborazioni e una lista disumana di registrazioni su cassette, album e cd: tutti tranne un paio rigorosamente autoprodotti e venduti di persona ai concerti oppure pubblicati in giro per il mondo da etichette indipendenti ed estremiste come Fundamental, Parachute, Watt, Leo, Rastascan, Rer, Intakt, Alternative Tentacles, Incus, Fireant, Victo – tutte etichette che offrono vibrazioni ben conosciute agli appassionati di quella musica pericolosa ed esplosiva che non riesce a restare costretta nei binari del pentagramma e delle definizioni e convenzioni di genere.Verso la fine degli anni Settanta è protagonista con John Zorn e Tom Cora di un’inedita miscela esplosiva di country and western e improvvisazione radicale: “Succedevano orrendi equivoci nella New York dei primi anni Ottanta. La gente veniva a frotte e assisteva con attenzione a qualsiasi concerto di musica improvvisata, ma se suonavi una canzone di Hank Williams si comportavano invece come se tu stessi facendo qualcosa di schifoso…Un giorno fonda un suo gruppo, e lo chiama Shockabilly: un mostro indefinibile, una macchina da combattimento che trasforma canzoni in deliranti incubi sonori, una sorta di risposta – sguaiata e delirante – della East Coast agli sperimentatori californiani Residents.Instancabile viaggiatore, ha suonato praticamente ovunque in Europa (specialmente nei Paesi dell’est prima della caduta del muro), Nordamerica ed Australia. La chitarra tremendamente rumorosa, la sua pungente vena critica politica e l’estrema facilità di scrivere canzoni lo hanno reso inaspettatamente una figura di culto nell’ambito del rock“Penso che quello che faccio oggi con la mia musica sia un po’ quello che avrebbe potuto fare Frank Zappa se avesse mantenuto la concentrazione politica che aveva negli anni ‘60 e non avesse iniziato a fare tutte quelle canzonette sulle ragazzine cattoliche eccetera…”Come per il compagno di strada John Zorn, le sue trasgressioni di genere espressivo sono in realtà la combinazione di quanto di meglio si trovi tra rock e jazz senza alcun compromesso fusion: “Il pop non è una musica ricca di sfaccettature: la gente pretende che tu ripeta gli assoli così come sono sul disco e che tu sia uno sballato cronico. Suonare jazz per me significa impararne tutti i diversi stili espressivi ed essere in grado di suonarne bene alcuni. E’ musica che ha una storia e una tradizione, e che ha degli eroi tra i suoi esponenti: se vuoi suonarla devi esserne consapevole. Non puoi metterti lì a suonare e dimenticare tutto quello che ci sta dietro. Mi sembra invece che adesso si salti dagli anni Cinquanta ai Novanta come se non fosse accaduto niente in mezzo. I musicisti di oggi ignorano le motivazioni storiche e politiche ed il significato di questa musica…”I testi delle sue canzoni (definite dalla critica “newspaper songs”) sono un commento corrosivo ai fatti della politica e del costume contemporaneo, intrisi di buffoneria e volgarità ma ricchi di informazioni precise. Eugene li sussurra, li urla e/o canta -spesso imitando i toni e i tic dei grandi nomi del rock – sopra a un tessuto multistratificato di rumore: “Una volta un tizio mi ha detto: sai, saresti un chitarrista in gamba come Al Di Meola se solo smettessi di bestemmiare. Beh, io gli ho risposto che Al Di Meola sale sul palco, suona e basta, e non fa neanche un sorriso. Il mio, vedi, è un lavoro diverso…”Le musiche di Eugene sono mescolanze difficilmente descrivibili perché non rientrano nei canoni comuni: egli padroneggia egregiamente stili diversi come il fingerpicking, il flatpicking e il bottleneck, imita oltre la perfezione i licks dei chitarristi rock e ne stravolge orrendamente i riff, sa creare cocktail inauditi con ingredienti country e punk, metal e jazz (alternandoli ad elevata velocità, e spesso usandoli contemporaneamente): “Non voglio suonare solo canzoni politiche perché sono convinto che l’impatto sia minore. Sono convinto che la musica sperimentale sia per sua natura politica, quindi mescolo le due cose…”Il suo riavvicinamento al rock avviene con la nascita del punk: “Non ascoltavo più musica rock da anni e un giorno mi ritrovo a leggere un giornale con un articolo sui Dead Kennedys e i Black Flag. Il tizio aveva completamente travisato la situazione, scriveva che erano gruppi nazisti che suonavano musica nazista. La cosa mi incuriosì: è mai possibile che ci possa essere qualcuno che suoni musica nazista? A me sembrava una cosa del tutto irragionevole, quindi mi sono messo ad ascoltarla e mi sono reso conto che era invece musica anti-nazista. Le recensioni parlavano di melodie inesistenti e rumore esagerato: bene, mi sono detto, finalmente c’è qualcuno che fa qualcosa di decente…”Gran parte del repertorio di Eugene Chadbourne è costituito da rifacimenti di canzoni pop/rock degli anni Sessanta e Settanta, che spesso impacchetta in lunghi medley (ad esempio i Beatles, Hank Williams, Frank Zappa; in un album con i Camper Van Beethoven include una serie di reinterpretazioni di Tim Buckley). Le sue rivisitazioni a volte sono piuttosto rispettose della forma originale (ad esempio l’emozionante “Universal Soldier” di Buffy Saint-Marie), ma nella stragrande maggioranza dei casi Chadbourne sottopone le canzoni a trattamenti crudeli sino a renderle irriconoscibili (valgano per tutte l’impensabile arrangiamento country & western di “I talk to the wind” dei King Crimson e la trasposizione per banjo di “Purple Haze”Eugene si è mosso in lungo e in largo nel panorama musicale di questi ultimi trent’anni: ha collaborato (faccio solo qualche nome) con il rocker texano Evan Johns, con l’orchestra di Carla Bley, col gruppo bluegrass Red Clay Ramblers, con il jazzista sperimentatore nostrano Andrea Centazzo e con i sempre nostrani incendiari Zu, con gli indefinibili Half Japanese, con Ed Sanders ex-Fugs e Jimmy Carl Black -vecchio batterista di Frank Zappa -, col violinista pazzo australiano Jon Rose e col chitarrista altrettanto pazzo Henry Kaiser, con il gruppo pop They Might Be Giants e con i Violent Femmes, e registrato un numero incalcolabile di dischi, cassette e cd.Le prime registrazioni (come i due volumi “Solo Acoustic Guitar”) risalgono al 1975: tra quegli anni ed oggi c’è in mezzo una produzione di centinaia di titoli. Molte cose sono state fatte solo su cassetta, altre solo in vinile e mai più ristampate, o non ancora ristampate.Come giornalista ha scritto per anni su numerose testate musicali indipendenti: è lui che si celava dietro la firma del fantomatico Dr. Chad, a.k.a. Eddie Bhatterbox, e sono frutto della sua mente anarcoide tutte quelle cronache di avventure musicali impossibili, le recensioni corrosive e gli interventi furiosi su Maximum Rock’n´roll, Sound Choice, Spex, Forced Exposure, Collusion e quant’altro c’era e c’è di meglio nella stampa indipendente musicale d’oltreoceano.Suoi anche tre bei libri, grosso modo tutti riconducibili al filone autobiografico. Nel primo “Draft dodger” Eugene rivive l’esperienza di fuoriuscito pacifista in Canada, e nel successivo “Bye bye, Ddr” riassume in un centinaio di pagine fitte la sua esperienza diretta di musicista nei Paesi dell’est prima, durante e dopo la caduta del muro di Berlino: una cronaca avvincente e curiosa ben farcita di annotazioni brillanti, dove sono sparsi volentieri spunti per sorridere, ghignare e riflettere. Il suo sarcasmo pungente e dissacrante è amplificato nell’altro suo libro “I hate the man who runs this bar”, che si propone già in copertina come una “guida di sopravvivenza per veri musicisti”. Concepito e realizzato come un vero e proprio manuale suddiviso in capitoli (del tipo lista degli organizzatori dalla a alla z, rapporti con le etichette discografiche, ecc.), il libro è stracolmo di citazioni tragicomiche, dialoghi e vignette paradossali, ammiccamenti e buoni consigli.