Cose Belle11 maggio 2023 08:57

Nuovo Filmstudio, la settimana al cinema

La programmazione dall'11 al 18 maggio

Nuovo Filmstudio, la settimana al cinema

Duegli appuntamenti per oggi, 11 maggio: alle  19.00, Francesca Micheli, presidente Sister Island ODV ETS e Rossella Pisano, fondatrice del metodo Corpoacqueo, presenteranno il progetto Rafiki Maji | Amica Acqua che nasce dal desiderio di aprire una scuola di nuoto per i bambini, basata sulla sicurezza in acqua.

 

Alle 21.00, insieme alla Cineteca di Bologna e matango.tv, Gli ultimi giorni dell'umanità di enrico ghezzi, una visione imperdibile per chi si è formato con Fuori Orario e non solo: ghezzi, come nessun altro, ha usato la TV per educare al cinema, con una programmazione unica e radicale, facendo arrivare agli spettatori film altrimenti invisibili.


Ecco la programmazione dal 12 al 18 maggio:

 

dal 12 al 15  in prima visione L'amore secondo Dalva: con due premi vinti a Cannes e le ovazioni della critica internazionale, il film di Emmanuelle Nicot ha rivelato il talento della giovanissima protagonista Zelda Samson. Nicot affronta una materia incandescente con originalità ed empatia, raccontando un percorso di formazione difficile ma a suo modo entusiasmante, in cui non mancano momenti di ironia e tenerezza.

 

Sempre dal 12 al 15 in prima visione Creature di Dio: in Irlanda, in uno sperduto villaggio di pescatori, una madre è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio e il proprio senso d’integrità. Le co-registe Saela Davis e Anna Rose Holmer intrecciano un tessuto poetico di relazioni tra madre e figlio, passato e presente, umanità e natura. Protagonisti la straordinaria Emily Watson e Paul Mescal, bravissimo nel recente Aftersun.

 

Dal 16 al 18, ritornano gli splendidi restauri della Cineteca di Bologna con Daisies in lingua originale e sottotitoli in italiano: due ragazze, una mora e una bionda, con lo stesso nome, Maria, e la stessa carica devastatrice. D’altra parte, se tutto nel mondo va storto, perché rigare dritto? Esponente della nouvelle vague cecoslovacca, Věra Chytilová firma una satira sociale irriverente e grottesca, radicale anche nella forma, libera e visivamente straripante. Un inno alla ribellione.

 

Sempre dal 16 al 18 per il ciclo Arte al Cinema, insieme agli amici del Gruppo Fai Giovani Savona Borromini e Bernini - sfida alla perfezione: il film di Giovanni Troilo, con le musiche Remo Anzovino, è il racconto della rivoluzione architettonica di un genio solitario che cambia per sempre l’aspetto di Roma attraverso una sfida personale alle convenzioni e ai pregiudizi. Ma è anche la storia della rivalità artistica più famosa di sempre, quella tra Borromini e Bernini e soprattutto la storia della rivalità di Borromini con sé stesso. L'introduzione di martedì alle 21.00 è a cura del Fai Giovani Savona.

 

Potete acquistare i biglietti in sala prima degli spettacoli oppure in prevendita su https://www.liveticket.it/<wbr></wbr>nuovofilmstudio

Il dettaglio:

 

L'amore secondo Dalva

 

(Dalva)
di Emmanuelle Nicot
con Zelda Samson, Alexis Manenti, Fanta Guirassi
Francia/Belgio 2022, 83'

 

Premio per la migliore interpretazione (Zelda Samson) e premio FIPRESCI alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2022

 

ven 12 mag (15.30 - 21.00)
sab 13 mag (18.00)
dom 14 mag (15.30 - 21.00)
lun 15 mag (18.00)

 

Dalva ha dodici anni e si sente una donna, non una bambina: è quanto ripete agli assistenti sociali dopo l’arresto del padre, di cui si dichiara innamorata malgrado l’uomo abbia abusato di lei. Sarà grazie a una casa famiglia e all’amicizia di una coetanea che Dalva lentamente imparerà a guardare il mondo da una prospettiva diversa.

 

Con due premi vinti a Cannes e le ovazioni della critica internazionale, L'amore secondo Dalva è uno degli esordi più dirompenti della stagione, un film di straordinario impatto emotivo che ha rivelato il talento della regista Emmanuelle Nicot e della giovanissima protagonista Zelda Samson. Nicot affronta una materia incandescente con originalità ed empatia, raccontando un percorso di formazione difficile ma a suo modo entusiasmante, in cui non mancano momenti di ironia e tenerezza.
“L’idea del film nasce da un insieme di spunti diversi. Innanzitutto ci sono i temi dell’influenza e del controllo, che per me sono molto importanti. Inoltre, durante le riprese del mio ultimo cortometraggio, ho passato molto tempo in un centro di prima accoglienza per adolescenti: una cosa che mi ha colpito è che tutti i bambini e i ragazzi che erano lì per comprovati abusi in famiglia continuavano in ogni caso a stare dalla parte di quest’ultima, sostenendo che il sistema giudiziario sbagliasse a tenerli in un centro. Due di questi ragazzini li ho seguiti per anni, arrivando a scoprire il loro viaggio dall’idea di separazione dalla famiglia a quella di vera e propria “liberazione”. Dalva è completamente sotto l’influenza del padre, fino a quando questo non viene arrestato. Scopriamo infatti che non è mai andata a scuola, che è cresciuta senza la presenza della madre e senza riferimenti con il mondo esterno. Per far fronte a questa situazione Dalva si è rifugiata in una negazione estremamente potente, raccontando a se stessa che lei e suo padre vivono una storia d’amore che nessuno può capire. Dalva ha interiorizzato l'idea che è in quel luogo e con quell’aspetto, vestendosi e truccandosi come la donna da cui il padre è stato abbandonato, che può ottenere l’amore di quest’ultimo. Per mantenere questo amore, di cui ha un vitale bisogno - dal momento che non riceve amore da nessun altro - non ha mai messo in discussione questa situazione. Quando abbiamo iniziato il casting per trovare la protagonista, Zelda Samson ha subito attirato la mia attenzione. Aveva 11 anni all’epoca e si esprimeva con un vocabolario molto avanzato per la sua età. Spiegava di voler diventare un'astrofisica, lavorare sulla materia oscura, e immaginava di vincere il Nobel! Sembrava straordinariamente matura. Aveva anche fiducia in se stessa, forza, qualcosa di sfacciato nell’atteggiamento e un viso incredibilmente fotogenico. Ho capito subito di aver trovato Dalva”.
(Emmanuelle Nicot)

  

Trailer: https://youtu.be/<wbr></wbr>GBxSVuTPLRk

Creature di Dio

 

(God's creatures)
di Saela Davis, Anna Rose Holmer
con Emily Watson, Paul Mescal, Aisling Franciosi
Irlanda/Gran Bretagna/Usa 2022, 100'

 

ven 12 mag (18.00)
sab 13 mag (15.30 - 21.00)
dom 14 mag (18.00)
lun 15 mag (15.30 - 21.00)
 

In Irlanda, in uno sperduto villaggio di pescatori, una madre è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio e il proprio senso d’integrità. Una bugia raccontata per coprire il figlio da un’accusa infamante rischierà di mandare in frantumi la piccola comunità di cui fa parte...

 

Le co-registe Saela Davis e Anna Rose Holmer intrecciano un tessuto poetico di relazioni: madre e figlio, passato e presente, umanità e natura. Protagonisti la straordinaria Emily Watson e Paul Mescal, bravissimo nel recente Aftersun.
Grazie a una recitazione quietamente intensa e incisiva, Creature di Dio prende per mano e fa entrare nella quotidianità di un piccolo villaggio battuto dal vento, e nella vita di una famiglia, i cui legami sono burrascosi come il mare su cui fa affidamento per la sua sopravvivenza. Da questi elementi incalzanti emerge una storia coinvolgente, che si potrebbe definire addirittura epica per le sue implicazioni morali. Sono pochi i figli che ritornano in questo villaggio costiero che offre sempre meno opportunità di riscatto umano e sociale. È un luogo afflitto da azioni mai giustificate, da segreti mai rivelati, da richieste di perdono mai pronunciate e da ricordi sospesi come fantasmi. Aileen è estremamente felice di vedere il suo figliol prodigo tornare a casa per rilanciare le attività commerciali - per quanto precarie - della famiglia. Lo guarda con piacere mentre rientra nei ritmi ripetititivi delle maree e nel beneficio dato dal lavoro duro. Ma quando la polizia la informa che Brian è sospettato di aver violentato una sua collega di fabbrica, la donna precipita in un incubo sempre più drammatico. Divisa fra amore, vergogna e il desiderio disperato di proteggere quel poco che ha al mondo, Aileen deve confrontarsi con il silenzio e la negazione che da lungo tempo tengono in ostaggio la piccola comunità in cui vive.
“Aileen ci ha veramente commosse perché la sentivamo come una persona che non avevamo mai conosciuto in questo modo. Abbiamo visto un’opportunità per scomporre e re-immaginare l’archetipo di una madre costretta nel ruolo di spettatrice e l’abbiamo messa invece al centro della nostra narrazione,” dice Davis. Holmer continua: “Sono state la storia di Aileen, la sua psicologia e il suo cambiamento a ispirarci la realizzazione di un lungometraggio in cui le vite delle donne, in particolare, sono complete e a tutto tondo, un film in cui le loro vite interiori risultano cinematografiche quanto quei panorami sconfinati”.

 

Daisies

Il Cinema Ritrovato. Al cinema
in collaborazione con la Cineteca di Bologna

 

(Le margheritine / Sedmikrásky)
di Věra Chytilová
con Jitka Cerhová, Ivana Karbanová
Cecoslovacchia 1966, 75’
Versione originale restaurata con sottotitoli italiani

 

mar 16 mag (15.30 - 18.00)
mer 17 mag (21.00)
gio 18 mag (21.00)

 

Due ragazze, una mora e una bionda, con lo stesso nome, Maria, e la stessa carica devastatrice. Insolenti e spregiudicate, combattono il tedio dedicandosi con spirito anarchico e nichilista alla ricerca del divertimento e del piacere. D’altra parte, se tutto nel mondo va storto, perché rigare dritto?

 

Esponente della nouvelle vague cecoslovacca, Věra Chytilová firma una satira sociale irriverente e grottesca, radicale anche nella forma, libera e visivamente straripante. Un inno alla ribellione; un film punk, femminista, giocoso, psichedelico, dadaista, corrosivo e divertente. In una parola: rivoluzionario.

«Le margheritine è una metafora della distruttività della natura umana applicata alla civiltà moderna. Le ragazze, piccole demolitrici irriverenti e imbronciate capaci di esercitare una forza devastatrice, rappresentano in chiave satirica la crisi contemporanea dei valori e una visione grottescamente deformata del futuro. Il subbuglio maniacale che causano è presentato con un'estetica giocosa e un gusto sofisticato mettendo in contrasto le immagini documentarie e le manifestazioni più incivili del mondo moderno».

(Briana Cechová)

 

«Vadí?» È importante?
«Nevadí.» No non lo è.

 

Borromini e Bernini - sfida alla perfezione

Arte al Cinema
in collaborazione con FAI Giovani Savona

 

di Giovanni Troilo
musiche Remo Anzovino
Italia 2023, 90'
Introduzione di martedì alle 21.00 a cura di FAI Giovani Savona

 

mar 16 mag (21.00)
mer 17 mag (15.30 - 18.00)
gio 18 mag (17.00)

 

Borromini e Bernini - sfida alla perfezione è il racconto della rivoluzione architettonica di un genio solitario che cambia per sempre l’aspetto di Roma attraverso una sfida personale alle convenzioni e ai pregiudizi, con l’umiltà di apprendere dal passato per inventare il futuro, con il coraggio di portare avanti un’idea pagandone il prezzo fino in fondo. Lo stile di Borromini è riconoscibile, eccentrico, diverso: si distingue da quello dei contemporanei e trasuda un’austera autorità spirituale, con perenni allusioni che evocano l’infinito. Ma questa è anche la storia della rivalità artistica più famosa di sempre, quella tra Borromini (1599-1667) e Bernini (1598-1680) e soprattutto la storia della rivalità di Borromini con sé stesso: un genio talmente legato alla sua arte da trasformarla in un demone che lo divora dall’interno, fino a spingerlo a scegliere la morte, con un gesto drammatico, pur di toccare l’eternità.
Francesco Borromini non ha ancora vent’anni quando arriva a Roma a piedi da Milano, lasciando i genitori e il suo lavoro di umile scalpellino al Duomo per inseguire il sogno di lavorare nel cantiere più prestigioso del suo tempo, la Fabbrica di San Pietro. È il 1619, Roma è il centro dell’arte occidentale. È qui che spuntano ogni giorno nuovi cantieri di chiese, fontane, palazzi nobiliari e sedi di giovani e ambiziose congregazioni religiose di tutta Europa: a cominciare dalla nuova Basilica di San Pietro, la Chiesa ha deciso di utilizzare l’arte e l’urbanistica come potente mezzo di fascino e persuasione e come simbolo di grandezza di fronte al mondo. Borromini diventa allievo di Carlo Maderno, che lo prende come suo assistente e rappresenta per lui un secondo padre, si priva di tutto per inseguire un sogno, si fa tutt’uno con la sua arte, senza altra ambizione che quella di riuscire a realizzarla lottando per affermarsi

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