cinema NUOVOFILMSTUDIO
ven 25 ott (21.00 - ingresso per coerenza 3.40€)
TRE EURO E QUARANTA
di Antonino Giannotta
con Antonino Giannotta, Letizia Perrieri, Davide Mariotti
Italia 2024, 62’
Ospite il regista Antonino Giannotta
3.40€ sono i soldi rimasti al protagonista, che, con una Milano sullo sfondo, proverà a rimanere a galla cercando un nuovo lavoro, l'amore, e di realizzare il sogno di una vita: quello di vedere i suoi quadri appesi nelle migliori gallerie del mondo.
Realizzare un film con il minimo indispensabile in una sola settimana: questa l’idea di un gruppo di giovani cinefili che, con tanta ambizione e poche ore di sonno, ha girato in sette giorni "Tre euro e quaranta". La storia denuncia con amara ironia il futuro incerto che perseguita le nuove generazioni, spesso costrette a dover ridimensionare la portata dei loro sogni per riuscire ad arrivare a fine mese. A capitanare questo folle tour de force artistico è Antonino Giannotta, 29 anni grande appassionato di cinema e divulgatore da oltre 69mila follower. Il film è approdato al cinema il 19 luglio, un traguardo lastricato di sacrifici per Giannotta che, pur di poter lavorare alla sua opera, ha scelto di licenziarsi perché "se riesci a toccare il tuo sogno non puoi più tornare indietro.
«Il titolo? Sono tutti i soldi che mi erano rimasti in banca». (Antonino Giannotta)
ven 25 ott (15.30 - 18.00 in italiano)
sab 26 ott (15.30 - 18.00 - 21.00 in italiano)
dom 27 ott (15.30 - 18.00 in italiano) (21.00 v.o.s.)
lun 28 ott (15.30 - 18.00 - 21.00 in italiano)
ALL WE IMAGINE AS LIGHT - AMORE A MUMBAI
di Payal Kapadia
con Kani Kusruti, Divya Prabha, Chhaya Kadam
Francia/India 2024, 110'
Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2024
Prabha è un'infermiera nel reparto ginecologico di un caotico ospedale di Mumbai. Tramite un matrimonio combinato ha sposato senza conoscerlo un uomo che subito dopo si è trasferito in Germania, senza farsi praticamente più sentire. La donna divide un microappartamento con un'infermiera più giovane, Anu, che è innamorata di Shiaz, un ragazzo musulmano inaccettabile agli occhi della sua famiglia indù. La terza protagonista è la città di Mumbai, metropoli sovraffollata "costruita dalle mani della povera gente" e punteggiata da condomini alveari in cui ognuno ha poco spazio per sé ma coltiva grandi sogni, perché "bisogna credere nelle illusioni, altrimenti si impazzisce".
"All we imagine as light - Amore a Mumbai" della regista Payal Kapadia riporta l’India in competizione al Festival di Cannes dopo trent’anni, vincendo il Gran Premio della Giuria. Un racconto del mondo femminile indiano, attraverso gli occhi di donne di età differenti, dei loro desideri, delle difficoltà quotidiane e del loro bisogno d’amore, dentro una realtà in continua mutazione qual è quella della megalopoli di Mumbai.
«Fare film è un mezzo per confrontarmi con il mondo che ho intorno. Ho voluto tre personaggi femminili autonomi dal punto di vista economico, che è la prima cosa per affermare la propria indipendenza. Ho cercato di mantenere nel racconto i riferimenti alla mia realtà portandoli dentro senza sottolineature, in modo fluido, per far sì che dialogassero con la dimensione più narrativa. Sono cresciuta in un ambiente dove erano presenti per lo più donne ed ero interessata ad analizzare quel rapporto di sorellanza che si crea tra esse e come spesso, in un paese come il mio, la gerarchia della società metta in difficoltà tali rapporti. Inoltre volevo mostrare la dinamica tra persone appartenenti a diverse generazioni e come non ci sia sempre supporto tra queste. La prima cosa è proteggere la purezza della casta, una ragazza che sposa un uomo non della sua casta, disonora la sua famiglia che la rifiuterà per sempre. All’interno di questa rigida politica della conservazione di uno status quo si inscrive anche il blocco ai rapporti tra diverse religioni. Purtroppo, è una tema molto serio in India. Spero davvero in un cambiamento nel futuro, questo pensiero è stato sempre presente nella mia testa ed è stato naturale inserire queste tematiche all’interno del film».
Trailer: https://youtu.be/b89_F21t86Y
Dom 27 ott (10.00) Ingresso libero
Après la nuit APS presenta: Pratiche di rigenerazione urbana e partecipazione comunitaria
Visages, villages
di Agnes Varda, JR
Documentario, Francia, 2017, 90’
È possibile “abitare poeticamente il mondo” come scrive Bobin? Questa è la domanda che ci poniamo quotidianamente nel nostro ruolo di attivisti in ambito culturale. Il festival Abitare poeticamente si propone di attivare una comunità partecipante coinvolta fattivamente in percorsi di sensibilizzazione e cura attorno a temi che ci coinvolgono profondamente.
Vogliamo innescare dal basso un processo di cambiamento, uno spazio di riflessione attorno a domande cruciali sul vivere contemporaneo.
Il Festival alla sua prima edizione si pone come obiettivo di promuovere la conoscenza e lo sviluppo di nuovi punti di vista sugli spazi pubblici, coinvolgendo il vissuto personale individuale di ciascuno con azioni concrete e rafforzando i legami affettivi e identitari alla città e nella città, attraverso esperienze inclusive e transgenerazionali.
Il palinsesto del festival si articolerà in quattro sezioni tematiche e si declinerà in incontri, proiezioni, performance, laboratori e workshop dedicati ad ogni fascia di pubblico.
Visages, villages
di Agnes Varda, JR
Documentario, Francia, 2017, 90’
Documentario on the road girato a 4 mani e 4 occhi, alla scoperta della vrais gens, componendo una galleria generosa e nostalgica di volti, interrogando principalmente il mondo operaio e contadino, quello che resta, quello che cambia, quello che scompare. Pas de deux attraverso lo spazio che diventa viaggio nel tempo, che stabilisce un legame tra tradizione e modernità, memoria pastorale e proletaria e realtà quotidiana. Le discussioni e i rispettivi gesti artistici risvegliano lo spirito dei luoghi, evocano storie familiari con vibranti omaggi ai vivi e ai morti, riuniti dalla parola e dall'immagine.
mar 29 ott (15.30 - 21.00)
mer 30 ott (18.00)
LE RAVISSEMENT
di Iris Kaltenbäck
con Hafsia Herzi, Alexis Manenti, Nina Meurisse
Francia 2023, 97'
Lydia è una giovane donna che sembra avere il pieno controllo della propria vita e si dedica con entusiasmo e generosità sia all’impegnativo lavoro di ostetrica in un rinomato ospedale parigino, sia agli affetti della vita privata. Ma un giorno, improvvisamente, la sua vita inizia a deragliare. Com’è potuto accadere? È stata forse la rottura con Julien, la gravidanza della sua migliore amica o l’incontro con Milos, un possibile nuovo amore a scatenare il vortice di menzogne in cui Lydia si ritrova coinvolta e da cui non riesce più a uscire?
"Le ravissement", opera prima della regista e sceneggiatrice Iris Kaltenbäck, mette al centro il desiderio di maternità come motore di accensione di comportamenti che si discostano dalla quotidianità.
«Stavo preparando il mio cortometraggio, "Il volo delle cicogne", quando, sui giornali, mi sono imbattuta in una notizia di cronaca. È nata allora, nella mia mente, l'idea di mettere in scena lo sconvolgimento di un'amicizia e la nascita di una storia d'amore intorno a una stessa bugia. Dalle mie passate esperienze nei tribunali ho maturato la convinzione che una notizia di cronaca spesso racconti, su una scala più intima, le principali questioni politiche all'interno di una società in un dato momento storico. Ciò che ha attirato fin da subito la mia attenzione è stata l'amicizia che si respirava tra queste due donne nell'articolo. Io stessa ho sperimentato questa strana “sconnessione” quando, qualche anno fa, una mia cara amica è diventata mamma in un momento in cui invece io non mi preoccupavo affatto della cosa. Si parla molto di ciò che provoca l'arrivo di un figlio in una coppia, ma meno di ciò che innesca in un'amicizia. L'altra questione sollevata da questa notizia è il valore della finzione nella nascita di un amore. Anche se la bugia in questa storia è enorme, ho avuto la sensazione che trattare questo argomento potesse parlare a molte persone. Tutti noi, almeno una volta, abbiamo distorto la realtà per compiacere o per corrispondere a un'immagine di noi stessi che ritenevamo più desiderabile. Volevo raccontare come una giovane donna si impantana nella menzogna, ma anche come da questa menzogna nasca poi una verità».
(Iris Kaltenbäck)
Trailer: https://youtu.be/JbWXlF7TJxc
mar 29 ott (18.00)
mer 30 ott (15.30 - 21.00)
THE WELL
di Federico Zampaglione
con Lauren Lavera, Claudia Gerini, Linda Zampaglione
Italia 2023, 90'
Introduzione di mercoledì alle 21.00 a cura di Roberto Keller Veirana
Quando Lisa Gray, restauratrice d'arte alle prime armi, si reca in un piccolo villaggio italiano per riportare un dipinto medievale all'antico splendore dopo un incendio, non sa che sta mettendo la sua vita in pericolo a causa di una maledizione malvagia e di un mostro nato dal mito e dal dolore brutale...
Federico Zampaglione torna al genere horror con il soprannaturale oscuro thriller "The well", che è stato girato in quattro settimane nel marzo 2023 in luoghi intorno a Roma, in particolare in una villa infestata nel comune di Sambuci.
«Eccomi qui... di nuovo sul cavallo dell'orrore! Amo profondamente questo genere, perché parla all'animo umano, indaga le nostre paure sconosciute e si perde nell'oscurità profonda aggrappandosi a un filo di luce. "The well" spinge alle emozioni più estreme, distruggendo il confine tra realtà e fantasia, tra bene e male, vita e morte. Scoprirete che il male ha nuove profondità. Dopo aver diretto e co-scritto il dramma musicale "Morrison", volevo tornare al genere horror. Così il mio abituale compagno di sceneggiatura Giacomo Gensini e io abbiamo iniziato a buttare giù idee - da "Il ritratto di Dorian Gray", a "La contessa Dracula" e "The Texas chainsaw massacre" - e un concetto che continuava a tornarmi in mente era quello del thriller a doppio livello, una sorta di storia "al piano di sopra, e di sotto". Poi ho discusso con mia moglie (l'attrice Giglia Marra) su quale potesse essere il posto più spaventoso al mondo e le è venuto in mente un pozzo. Intrappolati nel profondo del sottosuolo in uno spazio ristretto pieno di acqua torbida, cosa c'è di peggio? Gli anni 90 sono centrali nel film, sebbene ci siano sequenze ambientate nel Medioevo e nel futuro. I '90 sono stati l'epoca in cui sono cresciuto e di cui ho un bel ricordo. Quindi ammetto che si tratta di un'ambientazione di vanità. Ok, significa che non abbiamo dovuto affrontare il problema dei telefoni cellulari, ma credo che quel decennio sia stato l'ultimo in cui si perseverava nella propria vocazione e nel proprio mestiere».
(Federico Zampaglione)
Trailer: https://youtu.be/VhcvCv0TlGk
Giov 31 ott (20.30) – Ingresso libero
Fondazione Museo della Ceramica di Savona per il centenario dalla nascita di Baj presenta
L’arte anarchica di Enrico Baj
Di Valeria Parisi, 56’
Ospite in sala la regista Valeria Parisi
BAJ. BAJ CHEZ BAJ
Una mostra diffusa per celebrare l’estro artistico di Enrico Baj
Sosteneva che la ceramica fosse «l’ideale della materia» e l’arte a lui più affine dopo la pittura: in occasione del centenario dalla nascita di Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 – Vergiate, 16 giugno 2003), tra i principali protagonisti dell’arte italiana del Novecento, dall’8 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025, il Museo della Ceramica di Savona e il MuDA – Museo Diffuso Albisola di Albissola Marina, nelle sedi del Centro Esposizioni e di Casa Museo Jorn, ospitano “BAJ. BajchezBaj”. Una esposizione diffusa, a cura di Luca Bochicchio e dei curatori dei musei, che vedrà al centro l’opera ceramica di Baj in tutto il suo sviluppo storico e cronologico, con un approfondimento tematico sull’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954.
Giovedì 31 ottobre ore 20:30
L’arte anarchica di Enrico Baj
Di Valeria Parisi, 56’
Scritto da Didi Gnocchi, Valeria Parisi
Una produzione 3D Produzioni, In collaborazione con Rai Cultura e Associazione Chiamale Storie Fondazione Pasquinelli
Generali tronfi e pieni di sé e dame goffe e surreali, eccessivamente addobbate. Fantocci. Sono le figure iconiche che ci ha lasciato Enrico Baj a esprimere il suo antimilitarismo e l’odio per l’autorità. Il carattere della sua intera opera è segnato dal desiderio, attraverso arte e ironia, di deformare, distruggere e reinventare tradizioni e luoghi comuni.
A vent’anni dalla scomparsa di Enrico Baj (16 giugno 2003) e a cent’anni dalla nascita (31 ottobre 1924), un documentario ci porta nella casa di Vergiate, un’affascinante dimora degli anni ’20 in provincia di Varese, dove Baj viveva con la famiglia e dove la moglie Roberta che custodisce intatta la memoria del marito, ci guida in una visita inedita alla scoperta dell’uomo e dell’artista. Si respira un’atmosfera autentica impregnata di cultura, di arte, di storia, in un luogo immerso nella natura, dove ogni centimetro quadrato è occupato da dipinti, disegni, collages, libri, sculture dell’artista e dei suoi amici.
teatro dei cattivi maestri
LABORATORIO ADULTI – LIVELLO BASE
Prima lezione: 28 ottobre
Aperto a tutti coloro desiderano avvicinarsi al teatro, il laboratorio base è pensato per chi ha voglia di divertirsi, per chi desidera potenziare la propria espressività, per chi è timido, per chi è curioso e vuole mettersi in gioco, per chi vuole imparare a parlare in pubblico, per chi vuole conoscere meglio se stesso. Passando attraverso l’acquisizione di tecniche teatrali di base, il lavoro sull’improvvisazione e un primo approccio al testo, il laboratorio si conclude con la realizzazione di un saggio finale aperto al pubblico.
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Quando
Lunedì, dalle 20.15 alle 23 (a partire dal 28 ottobre 2024).
Dove
Teatro dei Cattivi Maestri, Officine Solimano.
Insegnanti
Maria Teresa Giachetta, Fabio Fiori, Jacopo Marchisio.
LABORATORIO PER ADULTI, LIVELLO AVANZATO
Prima lezione: 30 ottobre
Aperto agli allievi che hanno frequentato il laboratorio base e a coloro che hanno già avuto esperienze teatrali, il laboratorio avanzato si concentra sia sugli aspetti strettamente tecnici (il corpo e la voce come strumenti fondamentali), sia su quelli legati allo spazio scenico, alla ritmica, all’interazione tra attori, all’improvvisazione, allo studio dell’autore e del testo affrontato, alla consapevolezza della propria presenza in scena. Nella fase finale del percorso si lavorerà alla messinscena si uno spettacolo finale.
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Quando
Mercoledì, dalle 20.15 alle 23 (a partire dal 30 ottobre 2024).
Dove
Teatro dei Cattivi Maestri, Officine Solimano.
Insegnanti
Francesca Giacardi, Edoardo Ribatto, Antonio Tancredi.
RAINDOGS HOUSE musica
Venerdì 25 ottobre ore 22.00
DOME LA MUERTE E.X.P.
Apertura porte ore 21:00 – Inizio concerto ore 22:00
ingresso 10e (under 25 ingresso 7e) con tessera arci
Domanda iscrizione: https://portale.arci.it/preadesione/raindogs/ Biglietti On Line
https://youtube.com/playlist…
https://youtu.be/hxhyuBPUzic?si=dgdacupoJsdurVGy
“El Santo” è il secondo album di Dome La Muerte E.X.P. a sette anni dal loro esordio con Lazy Sunny Day. L’unicità di questo progetto musicale sta nel sound elettrificato ispirato alle colonne sonore degli spaghetti western, alle atmosfere dilatate create dal maestro Ennio Morricone per accompagnare l’immaginario filmico di Sergio Leone.
El Santo è un album concepito come una vera e propria colonna sonora. Suoni distorti dark-blues si amalgamano a riverberi da canyon e melodie sognanti.
‘Riding Home’ è una cavalcata, un tappeto sonoro che pettina dolcemente i capelli; ‘Lee Van Cleef’ ‘Stick Man Blues’ e ‘Rebel Face’ sono immortali perle sonore.
Un concept album a sfondo sociale e politico, canzoni dedicate a personaggi fortemente rivoluzionari, storie fatte di riscatto e coraggio, eroi che si battono contro l’ingiustizia e l’arroganza del potere: poeti, attori, attivisti, nativi americani, ribelli veri, tutti “santi” a modo loro.
Domenico Petrosino, in arte DOME LA MUERTE, è un’icona del rock’n’roll italiano. Nel 1979 è uno dei membri fondatori dei leggendari CCM (Cheetah Chrome Motherfuckers), unica band italiana prodotta da Jello Biafra, quando la scena hardcore italiana era solo agli albori. Nel 1982 entra a far parte dei Not Moving, partecipando alla produzione delle loro pietre miliari Movin’ Over, Black and Wild, Sinnermen, Flash On You e Song Of Myself, fino al loro scioglimento nel 1994. In quegli anni condivide il palco con band punk come D.O.A. e Damned e incontra l’amica e artista Christa Päffgen, in arte Nico, durante il suo ultimo tour europeo, come raccontato nel biopic “Nico, 1988” diretto da Susanna Nicchiarelli.
Negli anni Novanta fonda il pionieristico gruppo stoner Hush, noto per l’album Om, e apre le tournée italiane di The Clash, Nick Cave and the Bad Seeds, Johnny Thunders and the Heartbreakers, The Fuzztones, Iggy Pop e The Fleshtones. Da sempre impegnato nella promozione della cultura dei nativi americani, Dome collabora a diversi progetti con Lance Henson (poeta Cheyenne) e John Trudell (poeta e attivista Sioux, cantante e attore). Ha scritto e suonato colonne sonore per spettacoli teatrali e film, in particolare ha eseguito le parti di chitarra elettrica per la colonna sonora di “Nirvana” di Gabriele Salvatores nel 1996.
Nel 2005 i Not Moving si riuniscono per promuovere il cofanetto antologico Live In The 80s pubblicato da Go Down Records. Il DVD contiene le testimonianze di Gianni Maroccolo, Max Pezzali, Marlene Kuntz e molti altri. Nel 2006 la stessa etichetta indipendente da fiducia alla sua neonata garage band Dome La Muerte and the Diggers. “Diggers” è più di una semplice parola, è un riferimento al movimento politico americano nato alla fine del XIX secolo. Negli anni Sessanta, fu usato per criticare satiricamente il sistema borghese statunitense e il suo moralismo, che permeava la società. Il debutto omonimo vede la partecipazione di Emiliano Giuliani (ex Liars e Not Right) alla batteria, Lady Casanova (ex Not Right) al basso, Matteo ‘Basetta’ Gioli (ex Thunder Rod Company) alla chitarra e la guest star Rudy Protrudi dei Fuzztones all’armonica e ai cori in “Blue Stranger Dancer”, “Heart Full Of Soul” e “Sorry, I’m A Digger”. L’album è stato pubblicato da Go Down Records e Area Pirata su CD nel 2007.
Nel 2008 Bonnie Von Vodka (ex Les Valvolettes) sostituisce Lady Casanova e nel 2010 esce il secondo album Diggersonz, sempre co-prodotto da Go Down Records e Area Pirata e registrato in analogico da Jorge ‘Dr. Explosion’ Muñoz-Cobo Gonzalez agli Estudios Circo Perrotti di Gijon, Spagna. Nel 2013 esce il terzo capitolo Supersadobabi, caratterizzato stavolta da un approccio più istintivo, incendiario e street-style. La formazione vede Dome La Muerte alla chitarra e voce, Iride Volpi alla chitarra, JP Palazzino (ex Hellvis) alla batteria e Marco Serani al basso. L’album è stato pubblicato da Go Down Records e comprende nove canzoni originali, più le due cover “Little Doll” degli Stooges e “The Shape Of Things To Come” di Max Frost And The Troopers. Si sono esibiti con band come Dick Dale, Flaming Groovies, Buzzcocks e Gravediggers V.
Ispirato dal suo album di debutto da solista Poems For Renegades (2011), Dome La Muerte forma la nuova band Dome La Muerte E.X.P. i cui temi principali sono le colonne sonore degli spaghetti western, la Beat Generation, l’India e il movimento hippy, il flusso di coscienza e il profondo rispetto e ammirazione per la cultura dei nativi americani. I membri di questo combo sono Emiliano Giuliani alla batteria, Luca Valdambrini all’organo e theremin, Alessandro Quaglierini al basso. Il loro primo album Lazy Sunny Day è stato registrato da Alfredo Gentili al Go Down Studio di Savignano sul Rubicone, nel giugno 2016, e pubblicato per Go Down Records e Cinedelic nel febbraio 2017. Si sono esibiti a supporto di artisti come Marc Ribot e Vinicio Capossela.
Il 25 settembre 2020, Dome La Muerte e i (fedeli) Diggers tornano con l’EP di due tracce The House Of Lily / Shake Some Action disponibile su tutte le piattaforme digitali via Go Down Records. Il 3 dicembre successivo, l’editore italiano Agenzia X pubblica “Dalla parte del torto”, un memoir ricco e sincero che spazia dagli anni Settanta alla pandemia, rievocando la storia personale di Domenico, che incarna l’anticonformismo di un musicista schietto e coerente.
Sabato 26 ottobre ore 22.00
KAHIL EL’ZABAR’S ETHNIC HERITAGE ENSEMBLE
Apertura ore 21:00 – Inizio concerto ore 22:00
ingresso 22e (under 25 ingresso 18e) con tessera arci
Domanda iscrizione – Biglietti On Line
– Kahil El’Zabar (batteria, percussioni varie, kalimba, voc.)
– Corey Wilkes (tr., perc.)
– Alex Harding (bar.)
– Ishmael Ali (cello)
Per celebrare il 50° anno di esistenza, Kahil El’Zabar’s Ethnic Heritage Ensemble pubblica l’album “Open Me, A Higher Consciousness of Sound and Spirit”. Un viaggio visionario nelle radici profonde e nelle rotte del futuro, incanalando tradizioni vecchie e nuove. Mescola le composizioni originali con classici senza tempo di Miles Davis, McCoy Tyner e Eugene McDaniels. In questo modo, l’Ethnic Heritage Ensemble continua ad affermare la sua indelebile presenza di mezzo secolo nel continuum della grande musica nera.
Essendosi esibito ed avendo registrato nella scena avanti jazz mondiale degli ultimi cinque decenni, l’impatto di Kahil El’Zabar sulla musica e sulla cultura è incommensurabile.
Conosciuto come polipercussionista, El’Zabar è anche un veterano bandleader, compositore, direttore d’orchestra, vocalist, curatore artistico ed educatore. La sua pratica pionieristica del suono e dell’improvvisazione, descritta come “groove spirituale”, è influente e diffusa, ispirando musicisti e artisti di tutte le discipline, che riconoscono l’importanza della libertà attraverso l’espressione artistica.
Alla fine degli anni ’60, un adolescente El’Zabar che frequenta i corsi dell’AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians), dove ebbe come mentori i fondatori Phil Cohran (ex membro della Sun Ra Arkestra) e Muhal Richard Abrams (primo presidente dell’AACM). È qui che ha affinato le sue capacità e sviluppato concetti al fianco di leggende come Lester Bowie, Malachi Favors, Anthony Braxton, Henry Threadgill e Steve McCall, solo per citarne alcuni. Questo periodo, fino agli anni ’70, è stato un ambiente musicale molto fertile. Il giovane El’Zabar è un musicista ricercato nella Chicago di quel periodo e si esibisce sulla scena gospel, R&B e jazz.
Studia musica e la cultura dell’Africa occidentale all’Università del Ghana prima di laurearsi al Lake Forest College nel 1973. Poco dopo il suo ritorno, nel ’74 fonda l’Ethnic Heritage Ensemble. Nel 1975 viene eletto presidente dell’AACM, carica che ricoprirà per oltre un decennio. Durante il suo mandato ha sfidato i confini stabiliti, imponendo nuovi modi di lavorare, realizzando un’organizzazione di successo gestita dalla comunità che prospera ancora oggi.
El’Zabar ha anche fondato il Ritual Trio, originariamente composto da Lester Bowie e Malachi Favors dell’Art Ensemble, incentrato sul jazz d’avanguardia. Le registrazioni successive hanno incluso Billy Bang, Pharoah Sanders, Archie Shepp e il cantante Dwight Tribble. Questa combinazione di rituale sonoro e jazz swing avrebbe ispirato il disegno concettuale di questo suono pionieristico.
Il continuo impegno di El’Zabar nel coltivare giovani talenti emergenti ha ispirato una nuova generazione di maestri di Chicago, come Corey Wilkes, Junius Paul, Tomeka Reid, Justin Dillard e Isaiah Collier (solo per citarne alcuni). Molti di questi emergenti sono stati inseriti nelle sue registrazioni più recenti.
Attraverso i suoi progetti JUBA Collective e Deeper Soul, El’Zabar è stato il pioniere della fusione di jazz d’avanguardia, musica house e hip-hop in un nuovo sound. Il suo contributo alla scena EDM è stato riconosciuto dai DJ iconici Osunlade, Henriik Schwarz e IG Culture, che hanno tutti collaborato a remix della musica di El’Zabar.
Gli album essenziali di Kahil El’Zabar, pubblicati di recente su Spiritmuse Records, lo hanno giustamente ristabilito a livello globale come uno dei più autentici artisti di punta della scena musicale creativa contemporanea. Questi album includono “Spirit Groove” con il leggendario sassofonista David Murray, l’epico e magnifico “America the Beautiful” e con il Kahil El’Zabar Quartet, “A Time For Healing”, nominato ai Grammy nel 2022 e ora alla sua terza stampa, “Spirit Gatherer, Tribute to Don Cherry” nel 2023, un tributo al defunto, grande trombettista spiritual jazz, Don Cherry. Il suo ultimo disco, “Open Me To A Higher Consciousness of Sound and Spirit”, ha riscosso un’incredibile successo di stampa e recensioni in tutto il mondo, tra cui la Top Ten degli album dell’anno (Downbeat Jazz Mag. 2024).
Si è esibito con luminari come Dizzy Gillespie, Cannonball Adderley, Nina Simone, Stevie Wonder, Eddie Harris, Donny Hathaway, Paul Simon, Ntozake Shange, Nona Hendryx, Neneh Cherry, Hamiet Bluiett, Gene Ammons e molti altri. Ha insegnato musica all’Università del Nebraska/Lincoln e all’Università dell’IL/Chicago (UIC). È stato nominato dal Presidente Bill Clinton membro della Task Force nazionale per la presentazione delle arti nell’istruzione (1998-2001). È stato insignito del Premio Ambasciatore Internazionale dall’Amministrazione del Presidente Barak Obama.
Kahil El’Zabar ha registrato più di 70 progetti acclamati ed è considerato a livello mondiale un autentico tesoro culturale. È uno degli ultimi eroi viventi di un’epoca leggendaria di espressione creativa. La sua musica è prolifica e raggiunge tutte le generazioni attraverso il tempo.
Lunedì 28 ottobre ore 21.30
THE UNKNOWNS
Apertura porte ore 21:00 – Inizio concerto ore 21:30
ingresso 12e (under 25 ingresso 9e) con tessera arci
Domanda iscrizione – Biglietti On Line
https://youtu.be/mVvWMlGyyZE?si=DJE1RFd7WRRthR38
https://youtu.be/bIlkn5o1Fyg?si=BPU-1Ukms9wEeGQf
https://youtu.be/yQhO6tOSHwY?si=YnyXL6o1vz8mWrq2
Gli Unknowns vengono da Brisbane, Australia, patria indiscussa del garage rock e del Power pop, dai Saints ad oggi.
La band comprende due membri su tre dei The Chats, una delle band punk più importanti al mondo in questo momento: Eamond Sandwith, (qui alla chitarra) e Josh Hardy (voce e chitarra). Oltre che Nathan Montgomery (basso) e Tom Butler (batteria).
Lo spirito punk è forte e si fonde con la melodia tipica del pub rock anni ’70, con la voce del leader Joshua Hardy carica di echi malinconici in puro stile Ramones del terzo disco.
Gli intrecci delle due chitarre sono pieni di hooks e potenza garage, per uno show dal vivo che si preannuncia perfetto sia per gli amanti del punk contemporaneo che per i retromaniaci del buon vecchio garage.
Giovedì 31 ottobre ore 22.00
HALLOWEEN NIGHT DALIDA + KELLER DJ SET
Apertura porte ore 21:00 – Inizio ore 22:00
ingresso gratuito con tessera arci
Domanda iscrizione
Streghetta o Capretta?
I nostri due alchimisti del R’n’R ci offriranno un elisir per far sculettare fino a tardi anche gli zombie più incalliti