News13 novembre 2022 20:35

Punto nascite: Savona per il disarmo in presidio davanti al San Paolo

Il collettivo stamattina davanti all'Ospedale savonese, per chiedere alla Regione di non chiudere il reparto Maternità

Punto nascite: Savona per il disarmo in presidio davanti al San Paolo

Ogni venerdì pomeriggio il collettivo Savona per il disarmo è in presidio in piazza Mameli per chiedere un utilizzo migliore delle ingenti risorse spese per armi e guerra.

Questa mattina il gruppo ha manifestato davanti all'Ospedale San Paolo per chiedere la revisione del piano sociosanitario di Regione Liguria, che prevede la chiusura del punto nascite nel capoluogo e conservare a Savona un presidio sanitario essenziale.

Diversi savonesi si sono fermati al presidio, per scambiare opinioni e pensare a strategie per evitare la chiusura.

Perché manifestare (di Mauro Bogliolo)

Assistiamo nuovamente a proposte di riduzione dei servizi sanitari con l'eventuale cancellazione del punto nascite dell'ospedale savonese a favore della riapertura del punto nascite di Pietra Ligure. 

Disegno che rientra forse in una razionalizzazione della logistica con probabili risparmi economici,  così come avvenuto con i pronto soccorso di Cairo ed Albenga, dimenticando, o meglio omettendo  colpevolmente, che i servizi, offerti dalla sanità, sono rivolti a persone, persone in difficoltà. 

Diventa conseguentemente inaccettabile che per meri motivi economici gli individui siano  considerati alla stregua di oggetti e che se ne usi il medesimo sistema logistico, il magazzino dove  mi conviene, la spedizione con chi e sempre dove mi permette un utile maggiore. Il problema riguarda Savona ma non è di Savona, non è della Liguria ma è nazionale e riguarda ogni persona, ogni persona che dovrebbe aver diritto a usufruire di una sanità pubblica, efficiente ed efficace per ogni problematica. Ognuno dovrebbe aver diritto ad ogni cura senza esborsi economici  e con tempistiche adeguate. 

Raccogliamo oggi i frutti amari della trasformazione da SSN ad AZIENDE sanitarie locali,  percorso iniziato decenni fa in nome del liberismo, del libero mercato dove il paziente è stato  trasformato in utente, e dove l'azienda si pone degli obiettivi economici mettendo in secondo piano  lo scopo della sua stessa esistenza, la salute delle persone. 

Percorso di trasformazione attuato da  tutte le forze politiche che si sono succedute alla guida del paese e delle regioni, nessuno esente. 

Oggi, noi a Savona possiamo e dobbiamo lottare per impedire i progetti di qualunque taglio alla sanità pubblica, deve essere una nuova modalità di lotta, anche conflittuale dove si  pretenda e non si chieda, il pubblico è nostro e noi abbiamo il diritto, ed il dovere, di mantenere ciò  che abbiamo che è stato conquistato e ottenuto da chi ci ha preceduto. Senza cadere in campanalismi assurdi e fuori luogo, senza fare l'errore di protestare dopo che il fatto è compiuto.  

Come hanno insegnato l'esperienza di Cairo ed Albenga protestare dopo non solo è inutile ma anche  umiliante, umiliante perchè si chiede ciò che ci è dovuto, umiliante per l'arroganza delle risposte e  umiliante per il trovarsi, nella manifestazione di protesta, a fianco di amministratori facenti parte  della stessa forza politica di chi gestisce la sanità senza una netta presa di distanza dall'allora  assessore nonché presidente.  

Mentre la politica si spera faccia la sua parte attivamente, ogni individuo dovrebbe attivarsi secondo la propria sensibilità creando gruppi per una protesta attiva non solo contro la chiusura del punto  nascite ma per un ritorno ad una vera sanità pubblica, sanità libera dal concetto economico di costo,  ricavo, guadagno. La salute non è né mai deve essere una merce, né per la regione né per lo stato,  bastano e avanzano le speculazioni dell'industria farmaceutica ad essa correlata.

Occorre inoltre ricordare al presidente regionale che ricopre una carica amministrativa per elezione  popolare e non per diritto divino, deve rendere conto del suo operato a noi tutti e anche se ha  sbolognato la patata bollente della sanità ad un tecnico il comportamento tenuto fino ad oggi non  manca di dichiarazioni e decisioni che denotano un'arroganza del potere degne di un despota.

Smettiamo inoltre di abboccare al discorso della mancanza di fondi per giustificare i tagli alla sanità,  con quello che lo stato spende per il mantenimento dell'apparato militare (104 milioni di euro al  giorno) avremmo la migliore e più capillare sanità del pianeta. Iniziamo a pensare che l'economia deve  essere al servizio dell'uomo e non il contrario come avviene oggi.

red